10 reazioni alla sentenza de L’Aquila, dall’INGV all’ERI di Tokyo

di Redazione 2

La sentenza da poco emessa dal giudice unico Marco Billi, che condanna a 6 anni i membri della Commissione Grandi Rischi per il terremoto de L’Aquila, sta facendo il giro del mondo. Ecco tutte le reazioni alla sentenza de L’Aquila, dall’INGV all’ERI, l’Earthquake Reaserch Institute di Tokyo, passando per l’Union of Concerned Scientists statunitense.

La sentenza che condanna a 6 anni i sette membri facenti parte, all’epoca del terremoto de L’Aquila, della Commissione Grandi Rischi che secondo il giudice minimizzò il pericolo del sisma, sta scatenando reazioni non solo in Italia ma in tutto il globo. Ecco tutte le reazioni:

L’INGV, tramite comunicato stampa:

L’INGV esprime tutto il suo rammarico e la sua preoccupazione per la sentenza di primo grado del processo a L’Aquila. […] La sentenza di condanna di L’Aquila rischia, infatti, di compromettere il diritto/dovere degli scienziati di partecipare al dialogo pubblico tramite la comunicazione dei risultati delle proprie ricerche al di fuori delle sedi scientifiche, nel timore di subire una condanna penale. Quale scienziato vorrà esprimere la propria opinione sapendo di poter finire in carcere? […] Secondo quanto affermato dalla letteratura scientifica internazionale, allo stato attuale è impossibile prevedere in maniera deterministica un terremoto. Di conseguenza, chiedere all’INGV di indicare come, quando e dove colpirà il prossimo terremoto non solo è inutile, ma è anche dannoso perché alimenta in modo ingiustificato le aspettative delle popolazioni interessate da una eventuale sequenza sismica in atto.

Il Presidente del Senato Renato Schifani:

È una sentenza un po’ strana e imbarazzante. Mi auguro che le motivazioni possano essere forti e inoppugnabili, perché la sentenza apre a scenari di fuga. Chi si troverà domani in quei ruoli, si tirerà indietro.

Shinichi Sakai, professore dell’ERI, l’Earthquake Research Institute di Tokyo:

Se fossi stato io lì avrei detto le stesse cose perché non è possibile stabilire quando può verificarsi una forte scossa sismica.

Comunicato da parte dell’Union of Concerned Scientists statunitense:

Dopo che l’Aquila è stata investita da terremoti di piccola intensità, gli scienziati hanno affermato che un sisma di grande potenza era improbabile ma possibile, sottolineando l’incertezza in questo campo. […] Immaginate se il governo accusasse di reati criminali il metereologo che non è stato in grado di prevedere l’esatta rotta di un tornado. O un epidemiologo per non aver previsto gli effetti pericolosi di un virus. O mettere in carcere un biologo perché non è stato in grado di prevedere l’attacco di un orso. Gli scienziati devono avere il diritto di condividere ciò che sanno e ciò che non sanno senza la paura di essere giudicati criminalmente responsabili se le proprie previsioni non si avverano.

Pierluigi Bersani, segretario del PD:

Le sentenze vanno sempre rispettate e la giustizia deve fare il suo corso. Ma è importante anche dare solidarietà a queste terre ed è per questo che tornerò ancora a visitarle.

Stefania Pezzopane, all’epoca presidente della provincia:

 Ci voleva coraggio e i giudici ne hanno avuto. Finalmente un po’ di giustizia per L’Aquila. Avevo già denunciato l’inganno e la superficialità dei quali si era resa colpevole la Commissione Grandi Rischi.

Massimo Cialente, sindaco de L’Aquila:

Il dramma non si cancella. La citta’ e’ alla fame, vogliamo giustizia anche per quello che è successo dopo il 6 aprile.

Pierferdinando Casini, leader dell’UDC:

Una follia allo stato puro.

Giampaolo Giuliani, scienziato che aveva lanciato l’allarme nei giorni precedenti il terremoto:

Non mi aspettavo sei anni, pensavo che la condanna sarebbe stata inferiore. Non provo nessun godimento, nessuna sentenza ci ripaga di quanto accaduto. Quello che è emerso dal processo è che i membri della Commissione avevano una grande responsabilità e sono venuti meno. La cosa meravigliosa, della quale vado orgoglioso, è sapere che ci sono giudici e avvocati che sono riusciti a portare avanti un processo storico, su un argomento così difficile da trattare. Per la prima volta, in meno di tre anni un processo esce con una sentenza. Per Ustica e Bologna sono passati 30 anni senza trovare responsabili.

Fabio Picuti, pm del processo:

Tutto il filo conduttore del processo non era la ricerca di colpevoli, ma quella di capire i fatti, perché noi con il compianto procuratore capo, Alfredo Rossini, volevamo solo capire i fatti. L’Aquila ha consentito che si tenesse questo processo delicato e si arrivasse a sentenza.

Photo Credits | Getty Images

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