Aiutiamo le popolazioni che subiscono il cambiamento climatico, e aiuteremo noi stessi

di Redazione Commenta

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Aiutare i paesi poveri ad adattarsi ai cambiamenti climatici e mitigarne gli effetti. E’ questo l’appello delle Nazioni Unite che deriva dopo la notizia, che qualche giorno fa anche Ecologiae vi aveva dato, dei primi ufficiali rifugiati climatici della Terra che avevano appena lasciato le loro case su un’isola di Papua Nuova Guinea per sempre.

Un episodio orribile che dovrebbe spingere le nazioni ricche a parlarne nei dibattiti nazionali e a tentare di trovare soluzioni al problema che tra qualche anno potrebbe toccare tutti. A tal fine, la Commissione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e sullo sviluppo ha appena presentato un rapporto dettagliato che indica la quantità di aiuto che deve essere dato a queste popolazioni sfortunate. Si tratta di circa uno o due miliardi di dollari l’anno. Di certo non un grande sforzo.

La relazione sottolinea inoltre che questo denaro è un aiuto supplementare, e non deve andare a scapito di altri ufficiali servizi di assistenza allo sviluppo. L’obiettivo è di incrementare la capacità di adattamento e la resistenza dei paesi poveri in modo che possano meglio far fronte al cambiamento climatico (che ricordiamo, è stato creato proprio dai paesi ricchi). Non si richiede di sviluppare metodi che risolvano il cambiamento climatico, ma almeno che servano per lo sviluppo di queste popolazioni “sfrattate” dalle loro terre. Inoltre, questo tipo di esigenze di sviluppo potrebbe servire anche per ridurre il rischio di catastrofi future.

La comunità internazionale sembra meno preoccupata per i problemi del sistema climatico che di quelli che riguardano le istituzioni finanziarie. Si esita a parlare di milioni per l’adeguamento al cambiamento climatico, ma si mobilitano miliardi per la crisi finanziaria. Il cambiamento climatico presenta all’umanità una storica opportunità di rendere più sostenibile lo sviluppo, che comprende una economia a basse emissioni di carbonio che risolverebbe entrambe le situazioni. Essa offre l’opportunità di creare fiducia e di cooperare per il meglio nel gestire tutte le crisi, prevede la possibilità per lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili, fornendo le risorse per migliorare la capacità di adattamento, e ridurre il rischio di catastrofe.

Di fronte a una crisi globale del genere, le nazioni rischiano di farsi un grosso autogol, ponendo l’accento sull’economia, e permettendo ancora di inquinare e distruggere l’ambiente. Tra qualche anno, quando l’economia sarà risanata, l’ambiente sarà distrutto, e ci sarà ben poco da fare allora per tentare di salvare, non solo le popolazioni povere del mondo, ma anche noi stessi.

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