Caccia, nuova multa dell’Ue all’Italia per la deregulation

di Redazione 6

L’Unione Europea è chiara: ogni specie “cacciabile” deve avere un numero limitato di esemplari abbattuti per evitare pericoli per gli uccelli stessi che, se uccisi in gran numero, rischiano di veder ridotti i propri esemplari oltre la soglia del pericolo. Per questo la Commissione Europea ha dato i suoi numeri: 135 mila esemplari di peppola e 410 mila di fringuello possono essere cacciati in Italia. Ed il Veneto che fa? Decuplica queste cifre.

Com’è ormai pratica già rodata, la Regione Veneto anche quest’anno ha deciso di agire in deroga (ormai lo fa dal 2004) alle leggi europee, permettendo di uccidere oltre un milione e mezzo di peppole e oltre 6 milioni di fringuelli. E proprio come ogni anno, anche il 2010 vedrà la sua bella multa milionaria che tutti gli italiani, non solo i cacciatori veneti, dovranno pagare.

Ormai la Ue quasi si autofinanzia dalle tasche degli italiani a causa di una politica scellerata che, per fare l’interesse di pochi, agisce contro 60 milioni di nostri connazionali. E’ infatti dal 2005 che ogni anno la Ue commina multe i cui soldi, come giustamente afferma Gabriele Sola, consigliere regionale dell’Italia dei Valori, potevano essere destinati  in modo più proficuo come ad esempio per ricostruire le zone del Veneto alluvionate.

La Lega, con il contributo del Pdl, continua a premere per aggirare la direttiva europea provocando pesanti sanzioni a carico dei cittadini italiani

afferma il rappresentante Idv, e l’aspetto più deludente è che non è una tantum, ma è ormai una pratica consolidata che non sembra dover finire mai. Persino l’Arcicaccia, l’associazione dei cacciatori che teoricamente dovrebbe volere i cordoni della borsa quanto più larghi possibile, ha affermato che

la decisione della Corte europea dimostra che l’estremismo venatorio non paga e anzi si ritorce contro i cacciatori che rispettano le regole.

Qualcosa ha tentato di farla il Ministro Brambilla, chiedendo l’abolizione della caccia. Una mossa forse troppo azzardata e che ha avuto come diretta conseguenza una rivolta di 92 senatori del Pdl più tutti i rappresentanti della Lega, inorriditi da questa proposta. Il motivo per cui la caccia esiste non è del tutto sbagliato. L’attività è nata per regolare il numero di animali che mettono in pericolo ad esempio le attività negli aeroporti o che rischiano di distruggere le colture. Ma proprio per questo esistono limiti, per ridurre il numero che può creare problemi senza però mettere in pericolo di estinzione gli animali stessi. Alla fine il Pdl è venuto allo scoperto, e per bocca del senatore Valerio Carrara, responsabile del dipartimento Caccia, ha detto la verità:

Mi chiedo a chi giovi questo modo di fare se non alla lobby animal-ambientalista che non ci ha mai votato e continuerá a non farlo. Così facendo si disperde quel patrimonio di consensi, sinora riservati in gran parte al centro-destra, del mondo venatorio e del suo indotto. È un atto di incoscienza politica.

Dunque è solo un problema politico, non fa niente se fatto a scapito della vita di milioni di animali e delle tasche degli italiani, l’importante è racimolare un pugno di voti.

[Fonti: Repubblica; Corriere della Sera]

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