Cambiamento climatico: dal 2030 la Terra inizierà a soffrire la febbre e la sete

di Redazione 4

Da anni si parla del cambiamento climatico. Alcuni perseverano nella via del negazionismo, altri confidano nelle infinite capacità tecnologiche umane, i più fatalisti si sforzano di non pensarci troppo e godersi a maggior ragione il presente, domani si vedrà, e c’è ancora qualche ottimista che ha fiducia nella resilienza dell’ecosistema planetario. A lungo gli stessi scienziati non si sono trovati d’accordo. Alcuni pronosticavano che un innalzamento delle temperature medie avrebbe fatto evaporare molta dell’acqua terrestre e che l’acqua sarebbe andata ad ovattare in uno spesso strato di nuvole la biosfera. Questo avrebbe provocato un abbassamento delle temperature di qualche grado o dell’entità di una glaciazione (global cooling). C’è chi paventava una tropicalizzazione del clima nelle fasce temperate. Da tempo la teoria più accreditata è quella di un generale riscaldamento del pianeta la cui conseguenza più diretta e disastrosa sarà una diffusa, gravissima siccità.

Ce ne dà ulteriore conferma anche l’ultima ricerca del National center for atmospheric research (Ncar): nei prossimi 30 anni l’Eurasia, il Centro America, il Sud America, l’Australia ed ovviamente l’Africa saranno assoggettati a periodi di lunghissima siccità, che ne sconvolgerà pesantemente gli ecosistemi naturali. Lo studio, pubblicato su “Wiley interdisciplinary reviews: climate change“, guarda con particolare “preoccupazione” a grandi parti del Brasile, al Messico, a tutte le regioni che si affacciano sul Mediterraneo e  all’Asia sudorientale, compresa parte della Cina.

Quali saranno gli effetti di questa siccità su quel che rimarrà delle foreste pluviali primarie private del loro fattore ecologico determinante? Quali gli effetti sulla nostra macchia mediterranea? Gli antropoecosistemi non rimarranno indifferenti, primi tra tutti gli ecosistemi agrari. Non ci sarà tecnologia che tenga e se ci sarà ce la possiamo immaginare certamente costosa. Ci saranno migrazioni di massa di rifugiati climatici. Ci saranno gravi carestie. Gli oracoli moderni, le Cassandre in questione, sono 22 modelli climatici computerizzati i cui risultati sono stati incrociati con il monitoraggio degli andamenti termopluviometrici globali degli ultimi decenni e con un indice di condizioni di siccità tenendo conto di tutti gli studi precedenti sull’argomento.

Lo dice, dall’alto della sua autorevolezza Eric DeWeaver: direttore del programma della divisione di scienze atmosferiche e geospaziali della National science foundation (Nsf) il quale spiega che:

questa ricerca svolge un ottimo lavoro per inquadrare la futura siccità, causata dal riscaldamento globale, nel contesto dell’andamento storico del fenomeno stesso, l’analisi afferma in modo credibile che le peggiori conseguenze del riscaldamento globale avverranno nella forma di riduzione delle risorse acquifere. Se le proiezioni di questo studio saranno anche solo vicine ad essere realizzate, le conseguenze per la società saranno enormi e la siccità arriverà a “livelli mai verificati nei tempi moderni”.

Dal caldo-arido che seccherà il pianeta si salveranno: Nord Europa, Canada, la Russia ed Alaska, i quali climi tenderanno ad un evoluzione in senso caldo-umido.


Pare che anche riducendo radicalmente l’impronta di carbonio della nostra specie, per una presa di coscienza collettiva dalla quale siamo peraltro ben lungi, queste prime conseguenze saranno inevitabili. Che il clima sarebbe cambiato lo sapevano gli scienziati da 30 anni forse più, ne erano stati messi al corrente i governi e lo sapevamo noi tutti da dieci anni. I più hanno fatto nulla, qualcuno ha fatto poco o pochissimo. Che dire, perseveriamo con i nostri espedienti da ecologisti, rifiutiamo ostinatamente le buste di plastica, beviamo l’acqua del rubinetto, mangiamo con parsimonia la carne, patiamo la calura estiva pur di non cedere al paradosso del condizionatore che raffresca camera tua ma riscalda il pianeta, e nel far questo sentiamoci giustamente sollevati. Poi facciamo come lo struzzo, mettiamo la testa sotto la sabbia ma non per ignavia. Mettiamo la testa sotto la sabbia per non vedere che i governi continuano a non fare nulla di positivamente rilevante, nulla non per evitare il peggio (impossibile) ma almeno per arginarne i più devastanti effetti, salvo poi stanziare fondi per i Paesi colpiti per primi dal cambiamento. Si prendono provvedimenti postumi quando i soggetti sono ancora vivi. Mettiamo quindi la testa sotto la sabbia fino al 2030 quando scotterà. Poi prendiamo l’aereo e partiamo alla volta di Montreal, Anchorage, Mosca che ci accoglieranno nel ventre caldo-umido delle loro città satelliti post-green city, cosmopolite e superaffollate.

[Fonte: Ansa]

Commenti (4)

  1. Ci si dimentica spesso della terza ipotesi scientifica, troppo spesso relegata in un angolo dalle due parti “più agguerrite”, una che ipotizza la fine del mondo, e l’altra che nega tutto a priori.

    C’è un altra ipotesi: il riscaldamento globale non è provocato dalla CO2, massimo ne è favorito, e i meccanismi che regolano il clima terrestre rimarrebbero ancora in gran parte sconosciuti e da scoprire.

    Il fatto che la rende sconosciuta è semplice: non fornisce una previsione, ma ci dice che dobbiamo ancora impegnarci per capire come funziona il nostro pianeta.

    Ultimamente le previsioni catastrofiche si sono dimostrate errate, lo stesso aumento medio delle temperature globali non è esponenziale, come si vorrebbe, e negli ultimi 10 anni sembra quasi essersi stabilizzato attorno ad una media.

    In pratica la previsione “classica” (quella del grafico a mazza da hockey) non funziona.

    Perchè fa caldo nell’emisfero nord con conseguente scioglimento del polo nord e mutazione della corrente del golfo? Perchè negli ultimi anni l’emisfero sud si sta raffreddando così vistosamente con conseguente aumento del polo sud?

    Ci sono tante domande a cui dare una risposta, e fino ad ora nessuno è in grado di farlo.

    1. Ciao Andrea, grazie per la segnalazione. Sapevo qualcosa, ma non abbastanza, di questa terza e bistrattata fazione, come di quanti dicono che questi mutamenti rientrano nelle normali oscillazioni periodiche del clima pur se estremizzate a causa dall’effetto congiunto della CO2. Approfondirò la questione.

  2. Petizione contro i cambiamenti climatici
    Se vuoi firmare anche tu la petizione, visita il Progetto eMPOWER della Commissione Europea

    http://www.ep-empower.eu/epetitions/it/Cambiamento_Climatico.aspx?cat=Climate Change

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