Coltivazione senza arare: la nuova tecnica per aumentare l’assorbimento del carbonio in modo naturale

di Redazione 6

aratro

Una nuova idea potrebbe rivoluzionare il sistema dell’agricoltura, ma al tempo stesso risolvere anche il problema dei mutamenti climatici: la “no-till farming“, coltivare senza arare. Il concetto si basa sul fatto che quando le colture sono piantate senza arare, il suolo trattiene più di carbonio, il che significa meno emissioni nell’atmosfera.

Ma gli scienziati non sono del tutto sicuri che questa tecnica possa davvero recuperare carbonio meglio rispetto all’agricoltura convenzionale. Lo scienziato Michel Cavigelli del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti concorda sul fatto che la tecnica usata nelle zone rurali del Maryland può servire per contenere più carbonio nei campi arati.

In parte questo lo si ha perché il campo del Maryland ha più materia organica (vegetazione morta, microrganismi, letame o compost). Spiega Cavigelli:

La percentuale di materia organica nel terreno è del 2%, il doppio che in alcuni altri sistemi arati, solo in superficie.

Ma questa è tutta superficie. I ricercatori hanno scoperto che quando si scava un metro circa sotto il terreno con l’aratro,  viene assorbito meno carbonio. Questo è importante perché la bolletta energetica consentirebbe agli agricoltori di guadagnare “compensazioni”, se mettessero in pratica questa nuova tecnica.

Se fai qualcosa che riduce il carbonio nell’atmosfera, si guadagna un “offset” una specie di “esci gratis di prigione” del Monopoli,  che è possibile vendere ad una società che avrebbe dovuto limitare le proprie emissioni di carbonio, guadagnandoci su. Sempre se la legge del Cap and Trade di Obama dovesse venire adottata. Ogni compensazione permette ad una società che la acquista di emettere di più del previsto.

L’unico problema è che, sempre secondo Cavigelli, i benefici si riescono a mantenere per soli 5 anni, mentre bisognerebbe studiare un modo per mantenerli per sempre. Rattan Lal, uno scienziato della Ohio State University, dice che non sarà molto facile ottenere tale risultato, anche perché per immagazzinare una maggiore quantita di carbonio, bisogna avere il giusto tipo di suolo, umidità e temperatura, che non sono disponibili d’appertutto.

Fonte: [Npr]

Commenti (6)

  1. UAU avete scoperto il sod-seeding… la “novità” dell’estate. il “nuovo modo” per trattenere carbonio nel suolo… come se fosse il suo effetto principale

  2. se volete importare sempre di piu’ prodotti agricoli dall’estero questo e’ il metodo migliore le coltivazioni su sodo sono una manna per i terreni sabbiosi ma per iterreni argillosi dove l’acqua ristagna non si produce nulle purtroppo siamo circondati da una serie di luminari che la terra non l’hanno mai vista e come dice l’articolo arare ad un metro si guadagnera in assorbimento di carbonio ma si avra un aumento di inquinamento per l’eccesivo consumo di gasolio per questa pratica ,forse i mutamenti climatici sono piu figli di tutti quegli esperimenti bellici eseguiti nel mondo o per la cementificazione selvaggia del territorio piu cemento e piu asfalto riscaldano l’ambiente non bisogna essere scenziati per questo provate d’estate a fermarvi in citta e misurate la temperatura ed alla stessa ora fatelo in un area di campagna i risultati li vedete voi stessi in piu a 50 cm non ara piu nesssuno non e’ vantaggiosio sia sotto l’aspetto agronomico ed economico saluti

  3. Anales Academia de Agronomia Argentina: 57:98 – 105. 2003

    SENIGAGLIESI, Carlos A. Desarrollo de la siembra directa en la Argentina. 57:98-105. 2003

    DESARROLLO DE LA SIEMBRA DIRECTA EN ARGENTINA

    Ing. Agr. CARLOS SENIGAGLIESI

    En primer lugar, deseo agradecer a las autoridades de la Cámara Arbitral de la Bolsa de Cereales por haber instituido este premio y muy especialmente, a los miembros del Jurado por habérmelo otorgado. Quiero hacer extensivo el reconocimiento por este premio al INTA, donde me inicié profesionalmente y donde trabajé toda la vida. Lo poco o mucho que pude hacer, se lo debe a su organización, que facilitó mi formación y capacitación y me dio todas las posibilidades para trabajar y a la participación y colaboración de una gran cantidad de personas, colegas y colaboradores con los que trabajamos juntos. Sin ellos, nada hubiera sido posible.

    Por otra parte, lo realizado en agricultura conservacionista y siembra directa no es el trabajo de una persona, sino el producto del esfuerzo de mucha gente que durante mucho tiempo y en forma silenciosa fueron aportando resultados que a lo largo del tiempo posibilitó la difusión exitosa de esta tecnología en el país.

    Fue en 1968 cuando tuve contacto por primera vez con la Siembra Directa, que por supuesto en aquellos años no se la llamaba de esa manera. En la EEA de Pergamino, trabajaba el Dr. Marcelo Fagioli, oriundo de Italia. Estudiaba el sistema radicular del maíz, en particular, el efecto de las labranzas(superficial y profunda) sobre el crecimiento de las raíces. Como buen investigador, quería para contrastar con las parcelas aradas un testigo absoluto, sin arar, para lo cual controlaba las malezas con atrazina y 2,4 D, y sembraba el maíz con un palo puntiagudo, como lo hacían los Aztecas y los Incas. Por varios años venía encontrando que las raíces crecían casi igual y los rendimientos no eran muy diferente entre arar o sembrar directamente sin arar, controlando malezas.

    La anécdota es que cuando llegué a la EEA para incorporarme a trabajar, me organizaron una recorrida para que conociera a los distintos equipos de trabajo y me advirtieron que cuando estuviese con el Dr. Fagioli, no tomara muy en cuenta sus comentarios sobre esos resultados. No podía ser que se contradijera de esa manera el paradigma básico de la agricultura, esto era que para hacer crecer un cultivo había que arar el suelo y sobre todo en maíz, donde la primer recomendación pasaba por “preparar una cama de siembra profunda y bien mullida”. Decían que algo equivocado debía haber en el procedimiento experimental del Dr. Fagioli . Pero ciertamente que sus investigaciones eran validas y contemporáneas de las primeras que se estaban realizando en USA. Si se le hubiera prestado la debida atención hubiéramos ganado mucho tiempo en el desarrollo y difusión de la Siembra Directa…..

    RITORNO ALLA PREISTORIA.

    NASCITA DELLA “SEMINA DIRETTA”

    L’uomo divenne agricoltore quando imparò a fare piccoli buchi nel terreno ed

    a riporvi i semi. Poi qualcuno costruì una specie di aratro capace di aprire un

    piccolo solco superficiale. Poi furono inventati gli aratri veri, prima di legno,

    poi d’acciaio.

    E Newton e Leibniz insegnarono a calcolare le forze ed i movimenti delle zolle

    che si rovesciano su se stesse, coprendo di terra la vegetazione spontanea.

    Aumentò così, enormemente, la produzione agricola ma aumentò anche l’erosione

    del suolo.

    Nel 1964, io stavo già lavorando in una Stazione Sperimentale Agricola, in

    Argentina ed avevo disegnato alcuni esperimenti per approfondire la conoscenza

    della dinamica dell’acqua nel suolo. Il disegno sperimentale comprendeva

    anche parcelle con colture seminate su terreno arato e non arato. Secondo

    quanto previsto le piante coltivate avrebbero dovuto crescere bene, nelle

    parcelle arate e male, in quelle non arate. Ricordo ancora la mattina quando

    l’incaricato del campo, con una faccia molto preoccupata, si precipitò nel mio

    ufficio e mi chiese:

    – “Dottore, come faccio io a seminare in un suolo non arato?” – Lo rassicurai

    spiegandogli lo scopo e la maniera di procedere e dicendogli che avremmo controllato

    la crescita della vegetazione spontanea mediante l’uso di prodotti chimici.

    Le cose andarono, all’inizio, come avevamo previsto. Le piantine nacquero

    stentatamente nelle parcelle non arate. Lo sviluppo della vegetazione

    migliorava sensibilmente man mano che aumentava la profondità della rimozione

    del suolo.

    Alcuni professionisti, dipendenti di grandi società dedicate all’agricoltura, si

    mostrarono interessati a questa ricerca. Venivano a visitarmi di quando in

    quando ed io li guidavo sino al campo sperimentale. Non portavo con me il

    disegno dello stesso perché i trattamenti si potevano intuire dalla differenza in

    altezza della vegetazione. Ma un giorno, dopo qualche tempo dalla semina, una

    volta arrivato con alcuni ospiti al campo sperimentale, non fui più in grado di

    distinguere le parcelle con e senza rimozione del terreno. Rimanemmo tutti

    molto meravigliati. Ancor più io lo fui, quando ottenni i rendimenti in grano

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    corrispondenti ai diversi trattamenti. Non c’erano differenze apprezzabili tra

    il rendimento delle parcelle arate e non arate. Meglio non riportare i commenti

    del personale della Stazione Sperimentale. Il più benevolo era quello che mi

    consigliava d’andare in manicomio, se credevo davvero di poter seminare in

    quella maniera i campi della zona.

    L’esperimento fu ripetuto negli anni seguenti, ma era molto difficile far accettare

    la filosofia di “questa nuova” e “preistorica”, tecnica colturale. É naturale…

    dopo i millenni nei quali era stato usato l’aratro!

    Ora la semina su terreno non arato è molto diffusa nella “Pampa” e, per quanto

    ne so, anche in Africa e in altre parti del mondo.

    Si chiama “siembra directa”, “no till”, “no tillage”, “labranza cero”.

    Aiuta molto a risolvere il problema della conservazione del suolo, specialmente

    nei paesi nei quali è rimasto qualcosa da conservare.

    Non ha avuto molta diffusione in zone dell’Asia e dell’Europa, dove l’uso millenario

    dell’aratro ha causato già tutta l’erosione che era possibile provocare.

    Ora si parla molto di desertificazione ed erosione. Ma non bisogna dimenticare

    che, quando gli spartani difendevano le Termopili, la larghezza del passaggio

    occupato da quei trecento eroi, non era molto grande. Ora, tra un lato e

    l’altro del valico delle Termopili, ci sono chilometri.

    Questa è l’erosione.

    Preso da: Ricordi di un emigrato dei nostri tempi” Marcello Fagioli (Vedi Google)

    1. Avete ragione: bisogna imparare a seminare direttamente senza arare il terreno. Lasciamo il lavoro dell’ aratura ai lombrichi i quali scavano gallerie molto lunghe e durature e perciò preziose per la conservazione dell’ acqua e la circolazione dell’ aria. Inoltre mangiano e digeriscono i residui organici lasciati in suoerficie dopo i raccolti.

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