Giappone senza energia nucleare (temporaneamente)

di Redazione Commenta

Vivere senza il nucleare si può, anche se sei una nazione fortemente dipendente da questa fonte energetica. La dimostrazione è il Giappone che ancora non è uscito dal tunnel di Fukushima e che sta ora effettuando gli stress test su tutte le centrali nucleari del Paese. In questo momento in cui scriviamo, su 54 reattori in tutto il territorio nazionale, ne sono attivi appena 2, ed entro un paio di mesi anche quei due verranno spenti.

Il movito è che, dopo l’evento tragico di Fukushima, si è creato quel famoso movimento anti-nucleare in tutto il mondo che anche in Giappone ha avuto un certo peso politico. Per questo, e per tranquillizzare la popolazione, a turno le diverse centrali venivano spente per effettuare i vari stress test. Ma, contrariamente alle previsioni, nessuna delle strutture disattivate è stata più riaccesa anche dopo aver passato l’esame.

E così man mano l’energia nucleare è stata sostituita, seppur temporaneamente, da altre fonti, purtroppo non tutte pulite, fino ad oggi quando soltanto i reattori 6 di Kashiwazaki-Kariwa, nella prefettura di Niigata e 3 di Tomari, ad Hokkaido, sono funzionanti. Ma anche questi verranno spenti, rispettivamente a fine marzo e fine aprile, e se fino ad allora gli altri non saranno riattivati, per la prima volta negli ultimi 40 anni il Giappone sarà nuclear-free.

Purtroppo però la giostra del nucleare è molto fruttuosa, e nell’attesa di riattivarla nel Paese nipponico, si tenta di guadagnarci all’estero. Alcuni politici giapponesi hanno raggiunto un accordo con il governo lituano per l’esportazione della tecnologia e dei materiali per la costruzione di una centrale nel piccolo Paese dell’ex Unione Sovietica, il quale in parte viene alimentato ancora dalle vecchie centrali degli ’60 completamente insicure, per intenderci del tipo di Chernobyl. Che sia il tentativo di salvare il salvabile da parte dell’industria del nucleare che scappa di fronte all’uscita del Giappone da tale tecnologia? Noi ce lo auguriamo, ma fatto sta che se i giapponesi si rendono conto che il loro Paese può funzionare anche senza questo pericolo, probabilmente potrebbero chiedere di non riattivare più le centrali. O almeno ce lo auguriamo.

[Fonte: Legambiente]

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