Google chiude 7 progetti e le ricerche sulle rinnovabili

di Redazione Commenta

Google Wave, piattaforma Open source ideata dal colosso Google nel settembre 2009, è un’applicazione web che riunisce assieme email, messaggistica istantanea, social network e wiki. Una collaborazione al real-time per elaborare documenti condivisi e interagire con gruppi ristretti di persone. Dopo diversi annunci e poi ripensamenti, oggi è arrivata la notizia ufficiale: Google Wave assieme ad altri 6 progetti Google chiuderà e dal prossimo 31 gennaio 2012 avrà la sola versione lettura, fino a quando il 30 aprile verrà chiuso definitivamente e con esso il capitolo delle energie rinnovabili, il Renewable Energy Cheaper than Coal.

Google Wave è solo uno dei sette progetti del colosso Google che chiuderà i battenti perché, come si legge sul sito ufficiale, questi progetti non hanno avuto l’impatto sperato. Google ha deciso ugualmente di rendere pubblici i risultati delle ricerche per la riduzione delle emissioni inquinanti e per l’uso di energia pulita per i data center, per far conoscere anche alle altre aziende impegnate in progetti di sostenibilità come poter limitare l’impatto sull’ambiente. Oltre a Google Wave chiuderà il prossimo 19 dicembre Google Bookmarks, l’applicazione per condividere segnalibri tra gruppi di amici. Nello stesso mese diremo addio a Google Gears per l’accesso offline a Gmail e Docs e Search Timeline. Chiuderà il progetto Knol, l’enciclopedia online sull’esempio di Wikipedia, nel mese di marzo, è stata annunciata la chiusura di Friend Connect, strumento utile per i web master per integrare più funzioni social nei siti.

Il motore di ricerca più usato al mondo, carbon neutral dal 2007, nell’annunciare la chiusura dei sette progetti mette in evidenza la promessa di investire oltre 850 milioni di dollari in tecnologie per le rinnovabili. Il progetto Renewable Energy Cheaper than Coal era uno dei più ambiziosi dell’azienda di Montain View che voleva sviluppare una tecnologia per abbassare del 25% il costo dei pannelli solari.

[Fonti: Googleblog; Il Sole 24 Ore]

[Photo Credit | Thinkstock]

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