Greenpeace, lotta contro le compagnie petrolifere per un Mediterraneo rinnovabile

di Daniele Pace 1

_S7A8943_webGli attivisti di Greenpeace stanno lavorando su due fronti strettamente legati tra loro e molto importanti. Il primo è quello relativo alla lotta contro le trivelle ed è il motivo per cui hanno dato vita ad una protesta completamente pacifica proprio di fronte alla piattaforma petrolifera offshore vicina alla costa di Civitanova Marche.

Di pari passo, GreenPeace sta manifestando in decine di località, non solo nella penisola italiana, ma anche in Spagna, Croazia e Grecia: l’intento è quello di convincere tutti che il Mediterraneo possa diventare il vero e proprio paradiso delle energie rinnovabili, facendo finta di essere dei turisti “del futuro” immaginandosi la situazione balneare che si verrà a creare per colpa delle piattaforme petrolifere.

La campagna prende il nome di “Solarnia, Solar Paradise” e l’obiettivo è quello di arrivare in futuro ad un uso solo di fonti rinnovabili. Una protesta che ha coinvolto direttamente anche un gran numero di turisti, sia italiani che stranieri, che si sono trovati a lanciare un ulteriore spot per le vacanze future su Solarnia, ovvero l’isola completamente rinnovabile che potrebbe ben presto essere molto più che un semplice sogno.

Greenpeace attacca a spada tratta i progetti dell’attuale governo, dato che il rischio che i mari diventino sempre più “meta di conquista” per le compagnie petrolifere è davvero molto alto. Le firme per la petizione che contiene la richiesta per modificare la strategia energetica “sblocca trivelle” del governo Renzi sono arrivate a toccare quota 43 mila.

Dopo il via libera di due anni fa al Decreto ribattezzato “sblocca-trivelle”, nel giro di soli nove giorni, dal 3 al 12 giugno, il Ministero dell’Ambiente ha dato il via ad undici progetti di prospezione di idrocarburi nei nostri mari sfruttando la metodologia dell’airgun: si tratta di aree molto estese nello Ionio e la maggior parte dell’Adriatico. A soli sei chilometri dalle coste dell’Abruzzo altre autorizzazioni avevano aperto la strada qualche settimane fa ad un nuovo pozzo per la ricerca di petrolio, altri dieci per l’estrazione e pure la realizzazione di una piattaforma.

Decine di milioni di euro pagati dagli italiani per sostenere un sistema inquinante di produzione energetica per circa una ventina di piccole isole, vere punte di diamante del turismo nazionale, che potrebbe tranquillamente raggiungere l’obiettivo del 100% rinnovabili.

 

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