Energia, Enel: “Se Libia democratica potremmo investire”

di Redazione 1

Il futuro del colosso energetico italiano, l’Enel, si gioca tra investimenti in sospeso come quello di Porto Tolle e nuovi mercati di crescita come quello aperto dalla caduta del regime libico di queste ultime ore. Ad affrontare questi temi ieri è stato l’amministratore delegato dell’azienda, Fulvio Conti, nell’ambito del suo intervento al Meeting di Rimini. Conti ha manifestato aperta disapprovazione con quello che definisce l’eccessivo peso delle competenze degli enti locali quando si tratta di decidere in materia di energia. Un peso che a suo dire spesso è causa di un problema a dir poco incisivo sia sull’economia locale che sulla produzione e la ripresa ovvero il blocco degli investimenti.

Conti ha poi lanciato un appello:

Fateci fare Porto Tolle. Abbiamo 12 miliardi per gli investimenti. Fateceli spendere. Non possiamo essere bloccati.

Conti ne ha avuto anche per la Robin Hood tax definita più che altro la  tassa dello sceriffo di Nottingham. Per l’ad di Enel, bisogna facilitare la crescita:

semplificando la legislazione che rallenta ogni investimento e ri-riformare il titolo V della Costituzione, che in materia di energia consente a qualsiasi ente locale di bloccare.

Altro tema caldo quello della Libia, appena uscita del regime decennale di Gheddafi:

Avevamo deciso di non avere relazioni con la Libia perché quel regime non ci piaceva, ha esordito Conti. La situazione può cambiare e la Libia può diventare una democrazia e noi potremmo guardare a delle opportunità se ci saranno. Diamo il nostro benvenuto al ritorno alla normalità. D’altronde dovranno ammodernare il settore energetico e si creeranno opportunità. Staremo a vedere.

A Rimini, ad incontrare Conti c’era anche una delegazione dei lavoratori di Porto Tolle in cerca di risposte.

Viviamo ormai con l’ansia del giorno dopo e molte aziende, senza gli appalti Enel, non riusciranno a passare il 2011. La centrale di Porto Tolle è un caso simbolo di un Paese che deve modernizzare e diversificare, nelle centrali elettriche come in altri settori e infrastrutture. Senza investimenti c’é da chiedersi non dove andrà, ma come finirà l’Italia. Enel, come ha detto oggi Conti, ha 12 miliardi da spendere che restano bloccati, però, dalla burocrazia e dai ricorsi. Legittimi sì ma che poi non portano a niente, hanno spiegato Emilio Oriboni e Maurizio Ferro, rispettivamente direttore generale del Consorzio Polesine e portavoce del Comitato Lavoratori.

[Fonte: Ansa Energia]

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