Istat, la qualità dell’aria in Italia peggiora soprattutto al Nord

di Redazione Commenta

Peggiora la qualità dell’aria in Italia, soprattutto al Nord, questo quanto risulta dal nuovo rapporto annuale “Dati ambientali nelle città” dell’Istat. Solo il 17,4% dei capoluoghi del Nord Italia, nel 2011, non ha superato la soglia delle 35 giornate annuali con Pm10 superiore alla norma.

Il nuovo rapporto Istat rivela una brutta inversione di tendenza per ciò che concerne la qualità dell’aria in Italia, che era calata dai 68,9 giorni in un anno con Pm10 superiore alla norma ai 44,6 giorni del 2010. Nel 2011 il dato complessivo per la nazione è tornato a registrare una media di giornate fuori norma pari a 54,4 giorni in un anno. E se il Centro e il Sud riportano valori sostanzialmente stabili, il Nord invece registra un incremento considerevole: i capoluoghi del Nord passano da una medi di 55,8 giorni a una media di 75,2 giorni. Erano almeno 4 anni, secondo l’Istat, che non si verificava una situazione così grave.

I 10 comuni con la qualità peggiore dell’aria appartengono tutti al nord Italia eccezion fatta per Siracusa, al secondo posto della classifica nera. Torino è la prima città in Italia per lo smog, terza Milano. Volgendo lo sguardo all’intera nazione, le città che hanno conosciuto i peggiori cambiamenti sono state Verona, Milano, Trieste, Roma e Torino. Il tasso di motorizzazione, rileva l’Istat, continua a essere molto alto ovunque (o quasi): sono ben 74 i capoluoghi a registrare più di 600 auto per mille abitanti. Inoltre le automobili delle classi euro 0, euro I, euro II e III sono ancora meno della metà delle automobili presenti in Italia.

Tra le grandi città virtuose, che si mantengono al di sotto del limite di 35 giornate annuali con superamento della soglia di inquinamento atmosferico stabilita dall’Ue, troviamo Genova, Catania e Bari. Grave allarme quindi per il nord Italia, specie per i suoi capoluoghi: l’inversione di tendenza rispetto ai miglioramenti degli anni passati appare alquanto preoccupante.

Photo Credits | Javier Prazak su Flickr

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