Italia “pirata” come Cina e Panama

di Redazione 4

Un’altra umiliazione al nostro Paese, e a tutti i suoi abitanti, ce la regalano i nostri pescatori. Non tutti ovviamente. Non bastava il poco impegno verso le energie rinnovabili, verso la riduzione dell’inquinamento o l’arretratezza nel riciclo. A consegnare l’ennesima maglia nera all’Italia ci si mette anche la pesca, quella che passa per legale e viene addirittura finanziata dallo Stato, ma che è di legale alla fine ha ben poco.

Ad aggravare la situazione ci si mette la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), che oltre alla Francia, unico Paese “civile” nella lista, affianca all’Italia anche Libia, Cina, Panama e Tunisia, mettendole tutte sullo stesso piano, a causa della “pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata”. Una comunicazione che in molti si aspettavano ma che purtroppo fa male all’immagine del nostro Paese.

La motivazione di questo inserimento da parte dell’Italia sono le ormai tristemente famose “spadare“, di cui già ci eravamo occupati in passato. Si tratta di imbarcazioni che di notte, quando è difficilissimo individuarle grazie anche alle luci spente, gettano in mare le cosiddette “reti pelagiche“, delle enormi reti (illegali) in grado di catturare di tutto. Lanciate in mare con l’intenzione di attrarre pesci legalmente pescabili, queste non sono in grado di discernere tra un merluzzo e una balena, e così, una volta ritirate, consegnano ai pescatori anche delfini, balene, specie protette, e addirittura a volte anche degli squali.

E’ ovvio che l’Onu ha vietato la pesca con le reti pelagiche e dal 2001 anche l’Unione Europea si è battuta molto per evitarla, tanto che per rimborsare quei pescatori che non potrebbero più utilizzarle, è prevista una forma di finanziamento. In pratica per sopperire ai mancati introiti derivanti dalla pesca con le reti pelagiche, ad ogni pescatore spetta un rimborso. Il problema però è che, nonostante il finanziamento, i pescatori di nascosto si “riarmano” e continuano lo sterminio indifferenziato. Già 12 anni fa l’Italia rischiò una pesantissima sanzione a causa delle spadare. La scansò di poco, ma se la situazione non dovesse cambiare, c’è il rischio di venir multati quest’anno, dato che alcune specie sempre nelle reti delle spadare, come il tonno rosso, sono a serio rischio estinzione.

Fonte: [Legambiente]

Commenti (4)

  1. Credo che si commetta un grosso errore a confondere il paese presso il quale sono registrate le navi, con la nazionalità degli armatori, che sono i veri responsabili degli atti commessi in acque internazionali. Armatori panamensi e autorità locali non mi risultano coinvolti in atti di pesca di frodo o altro. Panama è un paese all’avanguardia nella tutela delle acque e della natura, essendo gran parte del territorio riserva naturale.

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