Italia in ritardo con il protocollo di Kyoto? A pagare sono sempre i cittadini

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Italiani, preparatevi ad aprire ancor di più il portafoglio e a sborsare una quantità aggiuntiva e non ancora precisata di euro nelle bollette del prossimo anno. A stabilirlo è il Governo italiano, che per la solita immobilità verso le problematiche ambientali, ora sarà costretta a pagare l’acquisto di nuovi crediti di inquinamento, oppure in alternativa pagare una multa di 10 volte maggiore. E indovinate da dove prenderà questi soldi?

Ovviamente dalle tasche dei cittadini. Per farlo, non verrà introdotta una nuova tassa, la quale potrebbe affossare un Governo che ha già degli evidenti problemi, ma verranno aumentate le imposte sulle bollette elettriche. L’obiettivo è di incassare entro il prossimo anno 555 milioni di euro, che diventeranno 840 milioni entro il 2012. Questi soldi serviranno per acquistare i famosi “carbon credits“. Ma di cosa si tratta, e soprattutto come mai l’Italia si ritrova a pagare tutti questi soldi? La spiegazione dopo il salto.

Per capire la situazione italiana, bisogna fare un balzo indietro di 2 anni, quando il precedente Governo Prodi tentò di negoziare il tetto all’inquinamento del nostro Paese. L’obiettivo era di raggiungere le 230 milioni di tonnellate, ma alla fine si chiuse con 201, 63 milioni, emesse tra il 2008 ed il 2012. Le quote assegnate alle aziende energetiche erano molto basse, e così, dopo varie polemiche, il nuovo Governo permise a queste industrie di ottenere un’autorizzazione speciale a superare le soglie di inquinamento, inizialmente finalizzato alla costruzione di centrali ad energia rinnovabile, ma poi praticamente a tutte, finendo con il favorire le solite imprese inquinanti.

In questo caso le aziende energetiche ne hanno approfittato, e hanno sforato di molto il “budget”, finendo con il superamento della soglia assegnata all’Italia di emissione di CO2. A questo punto le alternative che si aprono per il nostro Paese sono due. La prima, quella più economica, è quella di utilizzare il “cap and trade“, cioè acquistare i crediti non utilizzati dalle aziende che sono sotto la soglia, in modo da pareggiare le emissioni; la seconda alternativa è quella di lasciare tutto invariato, e al 2012 pagare una multa che arriva direttamente dall’Unione Europea. Solo che nella prima soluzione, il costo è di poco più di 500 milioni di euro, nella seconda si superano i 5 miliardi. Sono previste quindi dal prossimo inverno, o al massimo a partire dal 2010, bollette più salate, ancora una volta attribuibili alla mancanza di fiducia del nostro Paese verso le rinnovabili.

[Fonte: Repubblica]

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