Marea nera: disastro peggiore di Cernobyl

di Redazione 5

marea nera greenpeace

Secondo le stime effettuate da Greenpeace, il bilancio dell’ormai famosa “marea nera” potrebbe essere ben peggiore rispetto alle stime ufficiali. L’associazione ambientalista infatti parla di una fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma Deepwater Horizon di circa 10 volte maggiore rispetto a quanto dichiarato. Non che quello che la BP dichiari sia poco.

Già infatti se si rimanesse con le cifre diffuse dalla società britannica, il disastro sarebbe veramente terrificante. A dimostrare la gravità della situazione c’è l’intervento di Nicholas A. Robinson, co-direttore del Centro per gli studi giuridici ambientali Pace Law School di New York, il quale è intervenuto alla Conferenza internazionale Icef sulla governance globale per l’ambiente, ed ha definito questa catastrofe

un disastro ambientale peggiore di quello causato dall’esplosione di un reattore nucleare a Chernobyl nel 1986.

Questo è dovuto al fatto che le ondate nere metteranno in ginocchio la vita marina per almeno un decennio (se non due), e l’economia di tutte le zone colpite. Infatti, secondo gli ultimi dati, il petrolio ha quasi raggiunto persino Cuba, e lo Stato da sempre in guerra fredda con gli Usa sta sorprendentemente collaborando, per la prima volta in 50 anni, con gli americani per tentare di fermare questo disastro.

Secondo Robinson finora le misure palliative hanno portato al recupero di solo il 10% del petrolio fuoriuscito, e nemmeno queste sono riuscite ancora a fermare le perdite, tanto che ormai gran parte della costa atlantica meridionale degli Stati Uniti è compromessa.

Intanto Greenpeace torna a denunciare i vertici della BP, tirando fuori una dichiarazione precedente alla strage che parlava di trivellazioni “sicure” e che, anche in caso di incidenti, non avrebbero causato danni alla popolazione in quanto le 50 miglia (circa 80 km) di distanza dalla costa erano sufficienti a fermare l’ondata in tempo. Senza contare gli ulteriori danni agli animali che vivono nella zona dovuti all’uso dei disperdenti chimici, delle sostanze utilizzate per diluire la consistenza del petrolio, ma che sono più tossici del greggio stesso. Gli attivisti però sono riusciti ugualmente a raggiungere le coste della Louisiana e, prima di essere cacciati dalla Guardia costiera, sono riusciti a scattare delle foto del disastro da far venire i brividi. Da questo link è possibile consultare la fotogallery.

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