Montenegro, lo stato del paradosso ecologico

di Redazione Commenta

Non tutti lo sanno ma il Montenegro è uno stato ecologico. E’ questa l’etichetta che si è assegnato il 20 settembre del 1991. Sono trascorsi vent’anni e di ecologico, a parte le bellezze naturali davvero enormi ed un alto potenziale turistico ed economico insito in questi luoghi mozzafiato, non c’è granché, specie a livello politico. Mancano addirittura le basi, come una corretta gestione dei rifiuti che passa quasi necessariamente per una differenziata che invece in Montenegro latita. Sono carenti addirittura le discariche sanitarie su alcune località costiere che spostano i rifiuti verso l’interno facendo lievitare i costi dello smaltimento oltre che l’impatto in termini di emissioni.

Come spiega all’Adnkronos Luka Zanoni che dirige una testata on-line, Osservatorio Balcani e Caucaso, il Montenegro volle definirsi ecologico perché

ha delle potenzialità incredibili con pezzi di natura incontaminata. Al Nord è possibile trovare anche alberi secolari.

La coscienza ambientale però è assente tanto che, racconta Zanoni, citando un esempio tra i peggiori,

Budva,cittadina situata sulla costa e importante meta turistica, non ha attivato il canale di deviazione in mare aperto della fognatura. Nella ristrutturazione di un albergo, il materiale di scarto è stato abbandonato sulla spiaggia e durante la costruzione è stato distrutto il sistema di filtraggio delle acque reflue. E’ l’eldorado della mafia del mattone. I piani regolatori cambiano in continuazione e l’abusivismo edilizio regna.

Altro problema è rappresentato dalla pressione antropica specie in estate dovuta al turismo di massa. In inverno la città ospita 17 mila abitanti ma il numero lievita nei mesi estiva con, pensate un po’, 500 mila presenze totali. Senza un’inversione di tendenza davvero ecologica nelle politiche ambientali governative, che al momento privilegiano gli interessi di pochi e poco interessati all’ambiente, questo è certo, visti gli scempi attuati, il Montenegro è destinato a non diventare mai uno stato davvero ecologico e a veder sbiadire quell’etichetta come quelle attaccate su capi in saldo, dimenticati in un magazzino cui nessuno ha più accesso.

[Fonte: Adnkronos]

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