Mutamenti climatici: gli uccelli cambiano abitudini migratorie

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Come se non bastassero le evidenze delle temperature più alte degli ultimi secoli o le rilevazioni scientifiche inconfutabili sui gas serra e le rilevazioni di CO2, ecco che oggi arrivano due ulteriori esempi di come il cambiamento climatico sta già avendo un impatto facilmente misurabile sul mondo che ci circonda:

1) il calo della pioggia nelle zone tropicali ha portato gli uccelli migratori a ritardare la loro partenza per spostarsi verso Nord;

2) i livelli di biossido di carbonio più alti nell’atmosfera stanno causando una riduzione, nelle piante, del processo di rilascio di acqua nell’atmosfera che oggi è molto minore rispetto al passato.

Mongabay cita uno degli autori dello studio su ciò che sta succedendo alle piante:

L’aumento di anidride carbonica di circa 100 parti per milione ha avuto un profondo effetto sul numero di stomi e, in misura minore, sulla loro dimensione. La nostra analisi dei cambiamenti strutturali indica che c’è stata una forte riduzione nel rilascio di acqua nell’atmosfera.

Un effetto meno evidente per i non esperti, ma sicuramente più preoccupante di molti altri, dato che, si sa, in natura è tutto collegato. Dall’inizio della rivoluzione industriale la produzione di stomi nelle piante è stata calcolata in calo di circa il 34%. In questo momento l’acqua rilasciata dalle piante nell’atmosfera compone circa il 10% del vapore acqueo presente nell’atmosfera. La sua traspirazione dovrebbe aumentare il volume delle precipitazioni, ma la sua carenza potrebbe avere un impatto sulla quantità delle piogge e delle acque sotterranee nelle aree dove il fenomeno è più evidente.

Per quanto riguarda gli uccelli, sulla base di uno studio durato cinque anni e stilato dal Conservation Biology Smithsonian Institute di Yale sugli uccelli migratori che effettuano il tragitto dalla Giamaica al Nord America, la diminuzione delle precipitazioni ha prodotto una scarsità di insetti, l’approvvigionamento alimentare primario degli uccelli studiati, che a sua volta significa un certo ritardo nelle “abitudini” degli uccelli migratori causato dai livelli inferiori di cibo che è a loro disposizione. A lungo termine, se questo impatto negativo sugli uccelli dovesse proseguire, li porterà a doversi adattare in qualche modo darwiniano all’ambiente, o rischiano di sparire o vedere ridotta la loro specie. Con conseguenze ovviamente devastanti per tutto il resto.

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[Fonte: Treehugger]

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