Palazzo alimentato dalle alghe, accade in Germania

di Redazione Commenta

palazzo alghe germaniaNegli ultimi anni la scienza ha riscoperto il valore delle alghe. Si tratta di organismi semplici ma con potenzialità enormi in fatto di assorbimento dell’inquinamento e produzione di energia. In Germania hanno pensato bene di passare alla fase successiva ed impiegarle per alimentare direttamente gli edifici. E così ecco realizzata a Wilhelmsburg, vicino Amburgo, la Biq House, o casa alga, un edificio di 5 piani e 15 appartamenti, realizzato dallo studio Splitterwerk, completamente ricoperto dalle alghe.

Somiglia un po’ agli edifici verdi che si stanno diffondendo anche dalle nostre parti, solo che non utilizzano le piante rampicanti. Attraverso un sistema di intrecci e collegamenti la palazzina è ricoperta di alghe all’esterno, ma al suo interno è fornita di un bioreattore che genera energia proprio da queste piante. Le funzioni della facciata esterna sono molteplici e vanno dalla capacità di assorbire la CO2 prodotta dalle auto sulla strada all’isolamento termico, dalla produzione di ombra durante i mesi estivi all’insonorizzazione.

All’interno invece, grazie al processo di fotosintesi e di produzione di biomassa, queste alghe riescono a produrre riscaldamento per l’intero edificio, fornendo persino acqua calda ed elettricità. La biomassa infatti viene lavorata nel bioreattore e così, oltre a sfruttare il calore prodotto dal processo, si ottiene anche del gas metano che viene convertito in energia elettrica per un totale stimato di 4.500 Kw all’anno (più o meno il consumo medio di una famiglia) per metro quadro. Insomma, tutto viene riutilizzato e non si spreca assolutamente nulla.

Secondo il progetto l’edificio dovrebbe essere pronto entro il prossimo 31 marzo, giorno in cui diventerà abitabile. Siamo curiosi di scoprire, di qui ad un anno, come gli abitanti si saranno trovati a vivere ricoperti dalle alghe, anche per capire se si tratta di un modello da seguire anche per i prossimi anni di sviluppo della bioedilizia.

[Fonte e foto: Corriere della Sera]

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