Pesce pagliaccio a rischio estinzione per l’acidificazione degli oceani

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La prossima “ricerca di Nemo” rischia di esser fatta con il solo ausilio della vista, dato che il pesce pagliaccio più famoso del mondo potrebbe non sentire più quando si chiamerà il suo nome. E’ questo l’allarme lanciato oggi dagli scienziati dell’Università di Bristol, Regno Unito, secondo cui i livelli di acidità che gli oceani rischiano di toccare entro la fine del secolo, potrebbero far diventare sordi questi pesci. Infatti il pesce pagliaccio si salva dai predatori proprio riconoscendone i suoni.

Gli oceani stanno diventando più acidi perché assorbono gran parte della CO2 che l’umanità immette in atmosfera. Gli scienziati britannici, che hanno pubblicato la loro ricerca sulla rivista Biology Letters, spiegano che, in mancanza dello stimolo del pericolo, la sopravvivenza del pesce sarebbe messa in discussione.

Evitare le barriere coralline nel corso della giornata è un comportamento tipico dei pesci in mare aperto. Lo fanno attraverso il monitoraggio dei suoni degli animali sulla barriera, la maggior parte dei quali sono predatori di qualcosa di solo un centimetro di lunghezza. Ma i suoni sono importanti anche per il rilevamento del compagno, per la caccia ed il foraggiamento, quindi se una o tutte queste capacità non ci sono più, il pesce si può estinguere

ha spiegato alla BBC Steve Simpson, capo della ricerca presso la Scuola di Scienze Biologiche dell’Università di Bristol. Precedenti ricerche hanno dimostrato che i pesci perdono anche la loro capacità di “annusare” il pericolo nell’acqua di mare un po’ più acida.

Per confermare la loro tesi, i ricercatori hanno allevato dei pesci pagliaccio in vasche contenenti acqua a diversi livelli di acidità. Una somigliava al mare di oggi, con l’atmosfera che contiene circa 390 parti per milione (ppm) di anidride carbonica. Gli altri serbatoi invece avevano i livelli che potrebbero essere raggiunti entro la fine del secolo con diversi scenari, a 600, 700 e 900 ppm. Più CO2 c’è nell’atmosfera, maggiore è quella assorbita dagli oceani, e più questi la assorbono, più l’acqua diventa acida.

In questo esperimento, il pesce poteva decidere di nuotare verso un altoparlante subacqueo che riproduceva i suoni dei predatori registrati su una barriera, oppure allontanarsi da esso. Nell’acqua con i livelli attuali di CO2, il pesce in oltre il 75% dei casi correva in direzione opposta all’altoparlante, mentre a concentrazioni più elevate, non ha mostrato alcuna preferenza. Ciò suggerisce che non riusciva ad udire, né a decifrare, i segnali di avvertimento.

Quello che abbiamo fatto qui è mettere il pesce di oggi nell’ambiente di domani, e gli effetti sono potenzialmente devastanti.

Se ci vorranno decenni per gli oceani per raggiungere questi livelli più acidi, c’è una possibilità che il pesce riesca ad adattarsi, ma se ciò non accadesse, la speranza di sopravvivere per Nemo si riduce vertiginosamente. E purtroppo il pesce pagliaccio non sarà l’unica specie a rischiare grosso a seguito del riscaldamento globale.

Basta ricercare Nemo, altrimenti si estinguerà
L’acidificazione degli oceani potrebbe avere gravi effetti sugli ecosistemi marini

[Fonte: BBC]

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