Una nuova plastica biodegradabile cambierà le tecniche di produzione

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Si chiama poli-3-idrossibutirrato, o più semplicemente PHB, e potrebbe essere il materiale che cambierà il mondo. Come la plastica, dal giorno della sua invenzione, ha rivoluzionato il metodo di produzione di quasi tutti i prodotti (compresi quelli che non la contengono, visto che potrebbero essere contenuti in confezioni di plastica), il PHB potrebbe aprire una nuova Era. Se infatti, per problemi ambientali, il mondo produttivo stava andando in crisi per tentare di ridurre il ricorso all’inquinante plastica, ora potrebbe aver trovato la soluzione.

La scoperta è stata effettuata presso la Westfälische Wilhelms-Universität, in Germania, in collaborazione con un centro studi privato, e si basa sull’utilizzo di alcuni batteri che si trovano normalmente in natura, i Ralstonia eutropha e Bacillus megaterium, per produrre un poliestere termoplastico. Detto in parole che anche i non addetti ai lavori possono comprendere, si tratta di un materiale apparentemente identico alla plastica, che però non ha bisogno di risorse fossili, come il petrolio, per essere prodotto, ed inoltre è biodegradabile.

Il PHB è sintetizzato nei batteri da acetil-CoA utilizzando gli enzimi beta-ketothiolase, acetoacetyl-CoA reduttasi e PHB-sintasi. I geni codificati per queste proteine ​​sono stati inseriti in una diatomea (Phaeodactylum tricornutum), un tipo di alga unicellulare, la quale produce la sintesi di questo materiale in granuli. Il processo di lavorazione dura circa 7 giorni, ed il risultato finale è un materiale facilmente lavorabile e resistente quanto la plastica, senza però ricorrere al petrolio.

La dr.ssa Franziska Hempel ed il prof. Uwe Maier del centro LOEWE-Synmikro di Marburg, ed il Prof. Alexander Steinbüchel della Westfälische Wilhelms-Universität, hanno spiegato:

Milioni di tonnellate di plastica prodotta dal petrolio vengono consumate ogni anno in tutto il mondo causando immense quantità di rifiuti che possono impiegare migliaia di anni per decomporsi. La fermentazione batterica è costosa, ed anche se gli umani hanno introdotto un sistema simile negli impianti, le piante fanno crescere preziosi biocarburanti dal suolo con il P. tricornutum, avendo bisogno soltanto di luce ed acqua. Per far crescere e produrre quantità simili di PHB, i sistemi negli stabilimenti hanno bisogno di settimane anziché di mesi.

Vedremo se il mondo dell’industria, in continua ricerca di metodi produttivi più rispettosi dell’ambiente, saprà approfittare di un’invenzione del genere.

[Fonte: Sciencedaily]

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