Reato penale minacciare la sopravvivenza delle specie protette

di Redazione 1

E’ reato penale attentare alla sopravvivenza delle specie protette, che si tratti di animali piuttosto che di piante. E non immaginatevi soltanto il cacciatore di frodo che imbraccia un fucile e fa fuori un orso. Anche chi distrugge gli habitat attenta al patrimonio di biodiversità da proteggere e preservare. Parliamo del via libero arrivato dal Consiglio dei Ministri nei giorni scorsi ai decreti di recepimento delle direttive europee 2008/99 e 2009/123, con le quali  l’Unione chiedeva agli Stati membri di “incriminare comportamenti fortemente pericolosi per l’ambiente”.

Ad essere sanzionata sarà, nello specifico

la condotta di chi uccide, distrugge, preleva o possiede, fuori dai casi consentiti, esemplari di specie animali o vegetali selvatiche protette e di chi distrugge o comunque deteriora in modo significativo un habitat all’interno di un sito protetto.

La voce degli ambientalisti è però piuttosto polemica sul modo in cui l’Italia intende attribuire sanzioni penali e responsabilità delle persone giuridiche a chi minaccia le specie protette. Per Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, essendo solo due le fattispecie incriminatorie previste

si è persa l’occasione di intervenire adeguatamente e fornire una legge penale efficace a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.

Non meno critico il WWF che da anni è impegnato nella tutela delle specie a rischio estinzione e non nelle oasi protette, garantendo la sopravvivenza del patrimonio di biodiversità del nostro Paese, una ricchezza a dir poco inestimabile:

Spesso l’Italia ha ratificato norme nella sua completezza ma poi il tutto è stato vanificato nella loro applicazione, commenta Massimiliano Rocco, responsabile specie del Wwf Italia.

Per fare due esempi pratici di cosa si intende per intaccare gli habitat potranno entrare nel mirino quelle escursioni che vanno a disturbare la quiete dei nidi delle specie protette, pensiamo all’aquila del Bonelli in Sicilia, o ancora il territorio dell’aquila reale e così via discorrendo. Il WWF, però, non è molto ottimista: una volta introdotto il reato penale, si chiede Rocco, ci sarà realmente chi va a sanzionare?

[Fonte: Ansa Ambiente&Energia]

 

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