Il cellulare si ricarica parlando, produrre energia elettrica dalle onde sonore

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Ricaricare il cellulare semplicemente parlando, ovvero ottenere energia elettrica dalle onde sonore. Una promessa che viene dalla Corea e che ha fatto in poche ore il giro del mondo, veicolata, oltre che dal consueto tam-tam del web, dal potenziale stesso della tecnologia che permette di rivoluzionare il nostro modo di rifornire di energia i dispositivi, con il miraggio delle chiacchiere tradotte in costo zero.

In un futuro non troppo lontano sarà possibile. Ne è convinto il dottor Sang-Woo Kim della  South Korea’s Sungkyunkwan University che spiega come suoni e rumori presenti nell’ambiente circostante rappresentano una fonte energetica trascurata ma affatto trascurabile.

Si può produrre energia utilizzando semplicemente la voce, la musica, addirittura il rumore. L’équipe di ricercatori, spinta da questa convinzione, ci ha provato e ci è riuscita. Ovviamente, al momento si tratta di un semplice prototipo ma un domani chissà. Ma vediamo di capire meglio come funziona.

Il prototipo creato dagli scienziati coreani è dotato di una tecnologia capace di convertire, allo stato attuale, i suoni intorno ai 100 decibel in 50 millivolt di energia elettrica. Cento decibel, per avere un’idea più precisa, corrispondono al rumore assordante del traffico e dunque siamo ben lontani dal tenore di una conversazione a voce bassa, come si spera sia sempre quella al telefono, intorno ai 30-40 decibel.

Ad ogni modo, il meccanismo in questione consta di una sorta di tampone che è in grado di assorbire le onde sonore, spingendo i fili di ossido di zinco montati tra gli elettrodi alla compressione e al rilascio e creando in tal modo una corrente elettrica sufficiente a ricaricare una batteria.

Cinquanta milivolt, che come anticipavamo è la capacità produttiva attuale del prototipo, non sono sufficienti a ricaricare un  telefono cellulare. Gli inventori si mostrano tuttavia fiduciosi per due buone ragioni: il prototipo è suscettibile di miglioramento, magari variando i materiali impiegati; 50 millivolt sono comunque già sufficienti per alimentare sensori a basso consumo, dispositivi impiantabili e via discorrendo.

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[Fonte: Huffington Post]

 

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