Ritorno al nucleare italiano, cercasi 10 mila esperti

di Redazione 2

Ancora sul ritorno al nucleare italiano, il dibattito è acceso da tempo ed è destinato a farsi sempre più infuocato. Allontaniamoci per un attimo da spot e controspot, sicurezza e scorie, comuni favorevoli a patto che e regioni contrarie, e parliamo di occupazione. Appena martedì discutevamo del potenziale delle rinnovabili nel creare nuovi posti di lavoro riferendo l’opinione di Epifani sui green jobs come trampolino di lancio per risollevare l’economia. Oggi parliamo dei nuclear jobs, in riferimento ai dati presentati da un recente studio commissionato dall’Enea e realizzato dagli scienziati dell’agenzia Giuliano Bucei e Stefano Monti.

Se n’è discusso ieri a Roma, a margine di un convegno, promosso dall’Agenzia,sulla formazione e le risorse umane, delle stime occupazionali nel settore atomico da qui a dieci anni. Le cifre parlano di almeno 10 mila esperti da impiegare nel prossimo decennio, volendo dare per assodata la realizzazione del programma nucleare italiano nella sua interezza, ovvero la costruzione e la messa in funzione di otto reattori di terza generazione.

Ogni anno ciascuna centrale assorbirà 2.000 addetti. Per la costruzione di ogni singolo impianto occorrerà una percentuale di laureati pari al 15%, tecnici per il 60% ed operai per il 25%. Per la produzione di energia nucleare: una percentuale di laureati compresa tra il 20 ed il 40%, tecnici per il 30-40% ed operai per il 15-35%. E ancora, per mantenere in esercizio una centrale, il 45% di laureati, il 40% di tecnici ed il 15% di operai.

Il punto è: abbiamo in Italia la forza lavoro specializzata nel settore prontamente disponibile? A questo proposito, c’è da dire che in sette università italiane non si è mai smesso di offrire formazione nel campo del nucleare. Si tratta nello specifico del

Politecnico di Milano con Ingegneria nucleare, del politecnico di Torino con ingegneria energetica nucleare, dell’Università di Bologna con ingegneria energetica, dell’università di Padova con ingegneria energetica e nucleare, dell’università di Palermo con ingegneria della sicurezza e delle tecnologie nucleari, dell’università di Pisa con ingegneria nucleare e della sicurezza industriale e dell’università Roma 1 con ingegneria energetica-tecnologie energetiche da fonti non convenzionali.

Ma se negli anni ’80 si laureavano in 300, oggi in Italia i laureati in ingegneria nucleare sono appena 80.
Riguardo alle prospettive occupazionali italiane, si consideri che in Gran Bretagna oggi sono impiegate 44 mila persone nel settore del nucleare, in Canada 66 mila e negli Stati Uniti oltre 100 mila.

Commenti (2)

  1. QUINDI OLTRE CHE A COMPRARE-SPENDERE PRESSO ALTRI PAESI ROTTAMI DI CENTRALI (PERCHE’ SARANNO IN DISUSO E NON SICURE TRA QUALCHE DECENNIO) , STIAMO OFFRENDO POSTI DI LAVORO A CITTADINI ESTERI…MBE’ SIAMO SEMPRE STATI ESTEROFILI SALVO CON LE TASSE E I GOVERNANTI-POLITICI RELIGIOSI E LAICI,…VIVVA IL BUNGA BUNGA X TUTTI GLI ITALIANI

    1. in pratica sì ahinoi!

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