Nucleare: un robot-sfera ridurrà i problemi tecnici delle centrali

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La maggior parte dei disastri nucleari avviene per problemi tecnici (come ad esempio la rottura di una tubatura, la corrosione di un serbatoio, ecc.) che a volte vengono scoperti troppo tardi. Per questo il Massachusetts Institute of Technology, meglio conosciuto come MIT, ha inventato un dispositivo piccolo ed altamente tecnologico per poter rilevare in tempo qualsiasi minimo intoppo e permettere ai tecnici di intervenire prima che crei qualche problema ben più grosso.

Il robot-sentinella ha una forma sferica ed è piccolo quanto un uovo. Immesso nelle condutture sotterranee di una centrale, esso è in grado di raggiungerne ogni più piccolo angolo e, attraverso una telecamera, è in grado di monitorare eventuali lesioni delle tubature stesse e le corrosioni di parti della struttura. Si tratta di un importante passo in avanti nella sicurezza in quanto finora queste rilevazioni venivano fatte solo indirettamente attraverso gli ultrasuoni, ma nulla può essere più preciso di una telecamera puntata direttamente sulla parte lesionata.

La forma sferica è stata adottata per permettergli il movimento agevole nelle tubature in quanto non ha un sistema di propulsione proprio, ma viene spinto dalle “correnti” d’acqua che, manualmente, vengono inviate dai tecnici per permettergli di spostarsi. Ovviamente il robot è resistente anche alla radioattività, visto il luogo in cui “lavora”.

una delle sfide principali per gli ispettori di sicurezza dei reattori nucleari é l’individuazione di corrosioni nelle tubazioni sotterranee che trasportano l’acqua che raffredda i reattori, possibili fonti di contaminazione ambientale

ha spiegato Harry Asada, inventore del robot, illustrando i motivi che l’hanno spinto verso questo progetto. Il prototipo, presentato alla conferenza internazionale sulla Robotica e Automazione dell’Associazione degli ingegneri elettrici ed elettronici (Ieee) di Shanghai, però non entrerà subito in azione, ma dovrà prima essere messo a punto fino all’ultimo dettaglio al MIT prima di diventare ospite fisso delle centrali nucleari.

[Fonte: Ansa]
[Foto: Harry Asada/d’Arbeloff Laboratory]

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