Trivellazioni, i 100 permessi del Governo nel mirino di Legambiente

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piattaforma petrolifera

Fino ad oggi le trivelle che perforavano i mari italiani erano “solo” 76. Nel giro di pochissimi mesi questo numero è destinato più che a raddoppiare. Nella disperata ricerca di fondi, il Governo ha infatti autorizzato altri 95 permessi di ricerca di idrocarburi che porteranno altre 100 trivelle sulle coste del Belpaese, incuranti delle possibili catastrofi ambientali e dello scempio paesaggistico sulle nostre spiagge.

Michelle Obama ieri ha inviato un messaggio al mondo, chiedendo ai turisti di non abbandonare le coste della Florida che cominciano a sporcarsi a causa della marea nera. Se gli Stati Uniti risentono così tanto di questo disastro, figuriamoci cosa potrebbe accadere all’Italia che per gran parte della sua economia si basa proprio su turismo e pesca.

La denuncia proviene da Legambiente in occasione della Tavola Rotonda organizzata da Goletta Verde ”La minaccia del petrolio sul futuro sostenibile della Puglia” a Monopoli in provincia di Bari. Qui si è discusso della volontà del Governo italiano di permettere alle grandi lobby del petrolio di perforare tutto ciò che è perforabile, senza nemmeno tenere conto delle aree protette.

Undicimila chilometri quadrati di mare, dall’Adriatico allo Ionio, compreso il Canale di Sicilia, la costa teramana, le isole Tremiti e persino l’isola di Montecristo, una delle aree protette più preziose al mondo. Nulla di tutto questo si salverà dalla trivella impazzita, sguinzagliata con il vessillo dell’indipendenza energetica. Un’indipendenza che l’Italia potrebbe permettersi con le rinnovabili.

E lo Stato cosa fa? Qualche timido tentativo di arginare i danni l’ha fatto il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo la quale, spaventata dal disastro della BP nel Golfo del Messico, ha posto nuove regole alle trivellazioni, aumentando la distanza dalla costa per i futuri pozzi, mentre l’ex ministro Scajola, prima di dimettersi, aveva convocato i rappresentanti delle compagnie che stavano praticando l’offshore per chiedere conto delle norme di sicurezza. Ma la legge più importante di tutte, quella cioè che disciplina i risarcimenti dovuti ai disastri ambientali, ancora non esiste.

Infatti se oggi dovesse capitare sulla costa italiana lo stesso incidente capitato nel Golfo del Messico, la compagnia responsabile non sborserebbe un solo centesimo per risarcire i danni, o meglio, la legge non la obbligherebbe a farlo, in quanto non c’è una norma precisa che disciplina quest’eventualità. Insomma, come sempre in Italia, ci si rimette nelle mani della Provvidenza, sperando che non accada mai nulla.

Fonte: [Adnkronos]

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