Venti più lenti? Ricerca francese “accusa” gli alberi

di Redazione 4

Cambiamenti climatici, alberi e costruzione di nuovi edifici. Questi, secondo una recente ricerca dell’università di Versailles Saint Quentin, in Francia, i responsabili del rallentamento del vento registrato negli ultimi trent’anni.
Nello specifico, i ricercatori attribuiscono alla variazione delle correnti di alta quota, correlata ai mutamenti climatici, il 10-50% della diminuzione, all’aumento della vegetazione un 25-60% di responsabilità nel rallentare le correnti d’aria e ai nuovi palazzi edificati un contributo minore.

Poveri alberi, accusati di favoreggiamento della prostituzione (la notizia, diffusa dal WWF, fu poi smentita dalla Regione Abruzzo), ora di rallentare il vento e di mettere a rischio la produzione del comparto energetico dell’eolico!
I venti sarebbero, e il condizionale è d’obbligo, più lenti nell’emisfero Nord a causa degli alberi sempre più numerosi e fitti. E la deforestazione, il rischio idrogeologico? Sono dunque un lontano ricordo se gli alberi sarebbero diventati addirittura troppi, tanto da dar fastidio al vento? Come interpretare questa notizia?

I ricercatori francesi sono giunti a questa conclusione analizzando i dati storici raccolti da oltre 10mila stazioni meteorologiche sparse tra l’Asia, l’Europa ed il Nord America, nell’emisfero Nord, valutando la velocità del vento a 10 metri d’altezza, a partire dal 1979, monitorata dalle 822 postazioni con i dati più precisi.
Il coordinatore dello studio, Robert Vautard, su Nature dichiara il suo stupore relativamente

all’omogeneità dei dati raccolti. Nel 73% delle stazioni c’è stata una diminuzione della velocità del vento, in una percentuale variabile tra il 5 e il 15%, distribuita su tutto l’emisfero.

Per lo scienzato francese

lo stesso comportamento è immaginabile per l’altro emisfero, visto che i venti sono interconnessi, ed è stato riscontrato ad esempio da uno studio australiano. Abbiamo usato i satelliti per stimare l’aumento di volume e altezza della vegetazione e modelli climatici per determinare quanto questa influisce sui venti. Servono ulteriori approfondimenti, ma di sicuro l’effetto c’é, anche se in alcune aree è più limitato. In Asia, ad esempio, la vegetazione sarebbe dovuta triplicare per dare l’effetto che abbiamo riscontrato sul vento.

A quanti urlano e/o urleranno (e lo faranno, statene certi!) di abbattere gli alberi per assicurare la produzione eolica, gli autori stessi dello studio pongono un freno, affermando che le pale eoliche si posizionano a 100 metri di altezza, e dunque molto più in alto delle centraline esaminate. Insomma, per disboscare con il beneplacito della scienza bisognerà inventarsene un’altra.
Tuttavia, riguardo all’impatto degli alberi sulla velocità del vento, è lo stesso Vautard a precisare che

se un simile comportamento venisse confermato avrebbe sicuramente un effetto negativo di cui tenere conto. Altri effetti si potrebbero avere nel movimento degli agenti inquinanti dell’atmosfera e anche dei pollini.

[Fonte: Ansa Ambiente&Energia]

Commenti (4)

  1. La “RICERCA” francese già ci ha donato varie ecologiche “perle”.
    ECCOVI “ottimo” Stronzio 90 e TRIZIO radioattivo sul monte Rosa versante italiano!

    Elemento non è presente in natura che si forma solo in presenza di esplosioni nucleari.
    Come sarà mai arrivato sul monte Rosa?

    FORSE 210 esplosioni nucleari francesi in Algeria?

    Chiariamo che il “VENTO” certo non può essere influenzato da ostacoli di 20 metri, anzi nel caso è agevolato per i microturbini che si creano sulle fronde, così come avviene per le acque lungo gli argini frastagliati dei fiumi. Il flusso del vento si sposta semplicemente più in alto, senza perdere vigore, portandoci quindi sempre i “regalini” francesi.

    Ma l’ idiozia contenuta in questo art. e di ben maggiore spessore.
    Si parla infatti di “CAMBIAMENTI CLIMATICI”.
    Una martellante tantrica informazione.

    Meglio chiarire quindi che Il fantomatico mostro CO2 è stato semplicemente un tentativo di speculazone finanziaria, ma stà letteralmente crollando, sotto i colpi di numerosi scandali, che rendono visibili gli spaventosi interessi economici in gioco, fra carbon tax e carbon credit.

    Parlo di 60 MILIARDI DI DOLLARI “solo” per il “WWF”.
    In Italia, LEGAMBIENTE, con FEDERPARCHI e lo stesso De Benedetti ci avevano fatto la bocca investendo milioni di euro.

    FONTE:http://www.notiziegenova.altervista.org/index.php/te-lo-nasondono/1446-la-truffa-di-qlegambienteqmolto-business-poca-salvaguardia-e-grande-avidita

    MA.

    Le ultime notizie parlano chiaro:
    Il mercato del Carbon Trading d’oltreoceano sta chiudendo, quello Europeo resta in piedi solo in quanto sostenuto dall’adempimento degli obblighi dei paesi membri della UE al Protocollo di Kyoto.

    Ad oggi, la tonnellata di anidride carbonica scambiata (o meglio, non scambiata) vale esattamente zero..
    Quando questa ennesima bolla speculativa è stata messa in piedi, nel 2000, si stimava che il valore del CCX potesse arrivare a 500 miliardi di dollari, ora è stato venduto per la millesima parte di quella stima…

    FONTE: http://www.climatemonitor.it/?p=13671

    E ora?
    Si potrebbe ricominciare al contrario!

    ALLARME!
    Ci stiamo “RAFFREDDANDO”! Pagassero coloro che non bruciano almeno 20 kg di legna al giorno!

    Serve CO2!
    Cambiamo colore alle Ande! Le verniciarono di bianco passiamo al nero!

    Fonte:http://fruimex.splinder.com/post/23064253/PAZZESCO%3A+IN+PERU%27+HANNO+COMIN

    Servirà un grande “pennello”!

    Cordialmente.

    Piero Iannelli
    [email protected]

  2. It’s amazing to visit this site and reading the views of all colleagues concerning
    this article, while I am also zealous of getting knowledge.

    Also visit my website ig

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.