Petizione contro il nucleare: 1200 scienziati hanno aderito alla raccolta firme contro il nucleare. Perchè?

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Il comitato del no al nucleare ha visto l’adesione di ben 1200 scienziati, contrari ad un ritorno all’atomo e pronti a sostenere a gran voce il loro dissenso alla costruzione di centrali nucleari in territorio italiano.
Il comitato di studiosi, coordinato da Vincenzo Balzani, docente di chimica dell’università di Bologna, ha avviato una raccolta di firme che ha già visto l’adesione di 1200 scienziati e 4000 cittadini.

L’appello degli studiosi va contro il nuovo e tanto discusso orientamento della politica energetica italiana.
Gli scienziati invitano i cittadini contrari ad un ritorno al nucleare a firmare sul sito www.energiaperilfuturo.it, per far sentire distintamente, nero su bianco, anche il coro dei no, non soltanto gli entusiastici pareri che vedono nell’atomo la soluzione di tutti i mali e ottimistici scenari per il futuro, senza incidenti di percorso e gravi pericoli.

Il 2007 è l’anno del sorpasso dell’energia eolica su quella nucleare

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I dati provenienti da tutto il mondo sono incoraggianti: l’anno 2007 è l’anno del sorpasso. Infatti in tutto il mondo nello scorso anno sono stati installati impianti eolilci per 20 mila megawatt, mentre quelli per il nucleare sono stati 1,9. Per la prima volta un’energia pulita supera in produzione quella nucleare.

Ma non solo. Infatti l’energia prodotta in totale è ancora a vantaggio dell’atomo, ma solo perchè le pale eoliche non sono in funzione tutto l’anno. Infatti se fossero sempre attive, la quantità di energia prodotta supererebbe alla grande la concorrenza. I dati sono incoraggianti: il nucleare in tutto il mondo si sta dismettendo (tranne che in Italia), mentre stanno aumentando gli impianti eolici, magari anche con nuove invenzioni tipo la centrale ad aquiloni. E quindi questo dato di installazioni maggiori per l’eolico è destinato a ripetersi in futuro.

Il nucleare non serve all’Italia e svuota le nostre tasche di 50 miliardi di euro

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Dei pro e contro di un eventuale ritorno al nucleare abbiamo già ampiamente parlato.
Stavolta torniamo a trattare di nucleare in termini economici, per sapere quanto ci costerebbe, in effetti, costruire, utilizzare e mantenere in funzionamento centrali nucleari nel nostro Paese.
Lo facciamo spinti dal monito lanciato da WWF, Greenpeace e Legambiente in un dossier dal titolo Il nucleare non serve all’Italia (cliccate qui per scaricarlo).
Nel documento, presentato a Roma dalle tre associazioni ambientaliste, si fanno i conti a Scajola, nel senso letterale del termine, stimando tra i 30 e i 50 miliardi i costi di un ritorno al nucleare.

Un dispendio di denaro pubblico non trascurabile, pari al peso economico di due finanziarie, e i cui effetti si vedrebbero solo tra 30 anni.

Trasformare il Sahara in grande produttore di elettricità. Un’alternativa al nucleare.

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Proprio nel momento in cui in Italia si è rialzato il polverone sul nucleare, una possibile soluzione per l’approvvigionamento energetico, italiano e non solo, arriva dal deserto, e in particolare dal Sahara. Il principio di base è che il futuro dell’energia non è l’atomo ma il sole. Nel deserto del Sahara, lungo 4000 kilometri e largo quasi 2000, l’irraggiamento solare è molto forte e l’escursione termica stagionale piuttosto ridotta. Se si riuscisse a recuperare una frazione dell’energia solare che illumina il deserto, questa coprirebbe una parte del fabbisogno energetico di diversi paesi, soprattutto quelli del Mediterraneo.

Il progetto, presentato al parlamento europeo di Bruxelles, da un gruppo di ingegneri tedeschi si basa sulle più avanzate tecnologie solari. Gli impianti termosolari, come quelli prodotti dall’Enea (Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente), installati nel Sahara produrrebbero annualmente, con ogni kilometro quadrato di specchi parabolici, energia elettrica pari a quella ricavata da circa 1 milione di barili di petrolio.