L’accordo di Durban non salverà il pianeta

Il mondo ha salutato quasi con un applauso la notizia che a Durban era stato trovato un accordo sul clima, ma purtroppo questo clamore poteva far felice soltanto chi di ambiente e di ecologia capisce poco o nulla perché si informa solo al tg o sui grandi giornali che, con tutto il rispetto, non seguono tutti i giorni questi argomenti. Come affermato anche su queste pagine diversi giorni fa, l’idea di far iniziare qualsiasi tipo di restrizione dopo il 2020 equivaleva ad un suicidio perché per allora sarà troppo tardi, ed infatti oggi arriva la conferma da parte di diversi scienziati e ambientalisti che non si dicono affatto contenti dell’accordo.

Congresso di Durban: il testo c’è, ma manca l’accordo

La conferenza sul clima di Durban è terminata ieri sera con una notizia buona ed una cattiva. La buona è che l’Europa ha redatto il testo definitivo su cui, bene o male, tutti concordano. La cattiva è che ancora nessuno lo ha firmato, rinviando ogni discorso, come lo ha definito il Guardian, ai “tempi supplementari”. Questa mattina infatti i colloqui continueranno fuori programma, anche se non ci si attendono grosse novità.

Congresso di Durban: si va verso il rinvio dei trattati

Siamo ormai a poche ore dalla chiusura del congresso di Durban, ed a meno che questa sera non accada qualcosa di eccezionale, verranno confermate le predizioni fatte su queste pagine sin da prima dell’inizio della conferenza. Siamo molto vicini ad un accordo, ma molto probabilmente questo non si farà e tutto verrà rimandato al Rio +20 di giugno o forse anche oltre. Ieri un altro passo in avanti è stato compiuto dai Paesi più recalcitranti: Brasile, Canada, Giappone e l’Unione Africana hanno deciso di unirsi all’Europa, e gli Stati Uniti hanno ammorbidito la propria posizione.

Congresso di Durban: Europa e Cina sempre più vicine, e parte la proposta di smettere di finanziare chi inquina

Luci ed ombre si susseguono nelle ultime convulse giornate della conferenza sul clima di Durban dove, come sempre, si è arrivati agli sgoccioli per rendersi conto che non si è concluso granché. A differenza dei precedenti incontri però, un risultato si è ottenuto: alcuni Paesi sono più vicini almeno negli intenti. Se per un accordo globale bisognerà attendere forse altri 3-4 anni, negli ultimi giorni si è avuto un risultato molto importante: la Cina si è avvicinata alle posizioni europee ed ora gran parte delle nazioni potrebbero cominciare a trattare per uno stesso obiettivo.

Congresso di Durban: rimandata ogni decisione?

Come già successo, la storia si ripete. Gli ultimi giorni del congresso sul clima sono quelli che offrono maggiori speranze, per arrivare poi in extremis a far crollare ogni costruzione. Ed è quello che potrebbe essere accaduto ieri, a tre giorni dal fischio finale. A far precipitare i trattati è nuovamente l’India, dopo una leggera apertura qualche giorno prima, la quale ha respinto categoricamente un trattato unico vincolante proposto dall’Europa.

Congresso di Durban: Cina e Brasile aprono ad un accordo ma pongono le condizioni

Buone notizie da Durban dove pare che proprio in extremis si possa trovare un accordo. Dopo che ieri l’India si era detta disponibile a trattare, oggi apre al discorso emissioni persino la Cina, l’unico Paese che finora era rimasto rigido sulle sue posizioni, tirandosi dietro il terzo Paese più inquinante tra quelli in via di sviluppo, e cioè il Brasile. Il piano al 2020 proposto dall’UE piace, anche se la Cina non può accettarlo in toto. Ed infatti per aderirvi ha posto delle condizioni.

Congresso di Durban: l’India si schiera con l’Europa

Forse siamo ad un punto di svolta nei trattati sul clima di Durban. Nella giornata di ieri il rappresentante dell’India, uno dei due Paesi che di fatto reggono i fili dell’intesa, ha deciso di schierarsi con l’Europa in favore di un accordo per ridurre le emissioni per mantenere sotto controllo l’incremento delle temperature. La decisione è maturata nella serata di domenica dopo che 42 Stati insulari e 48 Paesi sottosviluppati si erano dichiarati favorevoli alla sottoscrizione di una sorta di prolungamento del protocollo di Kyoto.

Congresso di Durban: le maggiori potenze rinviano la decisione e l’Africa ne paga le conseguenze

Non è un caso che il meeting sui cambiamenti climatici si tenga a Durban, in Sudafrica. Il Continente africano infatti è quello più colpito dagli effetti del riscaldamento globale, nonostante sia anche quello meno responsabile di tale cambiamento. Sarà che forse le conseguenze sul proprio territorio non sono ancora ben visibili, ma l’impressione negli ambienti del congresso è che i Paesi maggiormente industrializzati siano tentati di rinviare ogni decisione. Come peraltro hanno sempre fatto, ma stavolta è anche peggio.

Congresso di Durban: Europa più dura del solito mentre gli Usa chiedono a Obama di fare qualcosa

Una svolta nelle trattative di Durban potrebbe essere stata impressa nelle ultime 24 ore. Anche se siamo ancora lontani dal trovare un accordo reale, due eventi hanno cambiato la storia del meeting. Prima di tutto c’è stata una presa di posizione dell’Unione Europea che, attraverso Joanna Mackowiak-Pandera, sottosegretario all’Ambiente della Polonia che ha parlato a nome dell’Ue, ha preso una posizione netta e autoritaria sul problema delle emissioni. E poi c’è stata una sorta di “minaccia” nei confronti di Obama da parte della sua stessa parte politica che gli ha fatto intendere che rischia la rielezione se tornerà dal Sudafrica ancora a mani vuote.

Conferenza di Durban: domani al via l’ultimo tentativo di salvare il pianeta

Comincia domani, e durerà fino al 9 dicembre, la conferenza sul clima di Durban, in Sudafrica. L’obiettivo è di trovare un accordo mondiale sulla riduzione delle emissioni col fine ultimo di tenere l’incremento delle temperature al di sotto dei 2 gradi centrigradi. Un’impresa quasi impossibile visto che i precedenti incontri, quello di Copenhagen e quello di Cancun, sono falliti.