maya scomparvero cambiamenti climatici

I Maya scomparvero per i cambiamenti climatici, è ufficiale

maya scomparvero cambiamenti climaticiIn un post di qualche mese fa intitolato “Le 6 civiltà scomparse a causa dei cambiamenti climatici” inserimmo i Maya tra queste grandi civiltà del passato, spiegando che una delle ipotesi plausibili che gli scienziati hanno accreditato che possono aver portato alla loro estinzione potesse essere i cambiamenti climatici. Oggi ne siamo certi. Lo conferma uno studio recentemente pubblicato su Science, il quale conferma che i Maya si ritrovarono, intorno all’anno 1100 dC, a fare i conti con uno dei cambiamenti climatici più potenti della storia della Terra.

Rinoceronti: come salvarli con un elicottero

Non è di certo un bel periodo per i rinoceronti, dopo l’annuncio dell’estinzione del rinoceronte di Giava e del record annuale delle vittime del bracconaggio, ma di certo fa piacere vedere che qualcuno si dà tanto da fare anche per salvare questi enormi animali, e non solo per sfruttarli. I volontari in questione sono quelli del WWF che nel tentativo di salvare una delle specie più in pericolo, il rinoceronte nero, sono riusciti letteralmente a sottrarre dalle mani dei cacciatori ben 19 esemplari.

Tigri a rischio estinzione: l’unico modo per salvarle è smettere di tagliare foreste

L’abbiamo spesso ribadito anche su queste pagine: la prima causa di estinzione per la maggior parte delle specie è la perdita di habitat dovuta alla deforestazione. Anche l’inquinamento, la caccia e la cattura per scopi commerciali fanno la loro parte, ma è il vero e proprio “sfratto” che viene presentato ad ogni specie di animale a metterne a rischio la sopravvivenza. L’esempio più lampante è la tigre, un animale forte, che si adatta facilmente e che mangia praticamente qualsiasi cosa. L’unico problema è che, non avendo più una casa, non può nemmeno riprodursi.

Mammiferi marini, basterebbe proteggere il 4% degli oceani per salvarli dall’estinzione

Delfini, balene, lontre e decine di altri mammiferi marini sono oggi a rischio estinzione. Ma basterebbe indire aree protette per solo il 4% degli oceani del mondo per salvarli. E’ ciò di cui si dicono convinti i ricercatori della Stanford University e dell’Università Nazionale Autonoma del Messico, i cui studi sono stati pubblicati su Proceedings of National Academy of Sciences.

Deforestazione e tigre di Sumatra, la pubblicità ingannevole della APP fa infuriare gli ambientalisti

Non si arrestano le polemiche, a dir poco accese, tra la APP (Asia Pulp & Paper) e le associazioni ambientaliste italiane. Stavolta la multinazionale sino-indonesiana della carta, complice per i verdi della deforestazione e dunque della scomparsa dell’habitat della tigre di Sumatra, sarebbe finita nel mirino di Legambiente, WWF, Greenpeace e Terra! per via di una massiccia campagna pubblicitaria avviata in Italia sulle pagine dei principali quotidiani e su diverse emittenti televisive di spicco. Gli spot che strumentalizzano, pensate un po’, proprio la tigre, sarebbero infatti per gli ambientalisti a dir poco ingannevoli: sono addirittura crudeli.

Biodiversità: l’iguana blu salvato dall’estinzione

La buona notizia sugli animali arriva oggi dagli Stati Uniti, dove si dice che gli sforzi per la conservazione siano riusciti a salvare dall’estinzione una rara specie di iguana. Appena dieci anni fa le iguana blu di Grand Cayman erano sull’orlo dell’estinzione. I fattori umani, come l’invasione dell’habitat e i veicoli che investivano gli esemplari in fuga avevano ridotto il loro numero a circa una ventina di superstiti. Ma ora, grazie agli sforzi instancabili degli attivisti, la specie rara è tornata a sperare di poter sopravvivere.

Farfalle, nelle Oasi WWF un viaggio nei colori alla scoperta di un mondo alato

Farfalle nelle Oasi del WWF si offrono, tra fiori profumati e colori sgargianti, allo sguardo assetato di vita e bellezza di chi, più che fare il turista, ha voglia di un viaggio nella natura, alla scoperta delle emozioni semplici che questi meravigliosi insetti ed il loro complesso mondo sono capaci di regalare.
Un percorso offerto dall’associazione ambientalista in questo caldo mese di luglio in ben diciassette Oasi disseminate in lungo ed in largo nella penisola, prolungando i giorni di apertura oltre i fine settimana ed organizzando visite guidate ed attività volte a fornire ai visitatori una maggiore conoscenza delle farfalle.

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Animali in via d’estinzione: nuove speranze per i koala

Anche se i koala non sono ufficialmente considerati minacciati dall’IUCN o dal governo australiano, le popolazioni di tutte le specie autoctone sono in declino da anni. La situazione nel Nuovo Galles del Sud, in particolare, è grave. Ma in una città, Gunnedah, la popolazione di koala è sorprendentemente in aumento. Questa anomalia, suggerisce uno studio recente, potrebbe fornire indizi utili per la protezione della specie in tutta l’Australia.

La caccia, diffusa nella prima parte del 20° secolo, ha portato il koala sull’orlo dell’estinzione. Dal 1927, il divieto di attività venatorie e le attività di conservazione della specie hanno consentito di ricostruire alcune popolazioni, ma la deforestazione, la frammentazione degli habitat e le malattie hanno rallentato questa crescita ed hanno portato a un ulteriore calo in alcuni luoghi.

WWF festeggia i 50 anni con i francobolli degli animali salvati dall’estinzione

Quest’anno riccore il cinquantesimo anniversario della fondazione del World Wildlife Fund (WWF), ed in suo onore la Royal Mail ha emesso una serie di 10 francobolli. In ognuno di essi sono presenti le specie di animali che hanno beneficiato del lavoro della fondazione che li ha salvati dall’estinzione.

I dieci animali selezionati sono l’elefante africano, il gorilla di montagna, la tigre siberiana, l’orso polare, il leopardo dell’Amur, la lince iberica, il panda rosso, il rinoceronte nero, il licaone ed il leontocebo dalla testa dorata, una specie di scimmia. Ognuno dei francobolli sarà caratterizzato da una foto frontale dell’animale accompagnata dal logo WWF in un angolo.

Biodiversità, a rischio estinzione un quinto dei vertebrati

Ancora sulla biodiversità, con i risultati, a dir poco preoccupanti, di uno studio condotto sulla conservazione dei vertebrati, pubblicato dalla rivista di divulgazione scientifica Science, e presentato nell’ambito della X Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Biodiversità in corso a Nagoya, in Giappone.

Dall’ampia analisi condotta sullo stato delle specie si evince purtroppo che ben un quinto dei vertebrati è a rischio estinzione.
Tra le principali cause additate dai ricercatori come responsabili della scomparsa sempre più probabile di 50 specie di mammiferi, uccelli ed anfibi figurano la deforestazione, che provoca la scomparsa degli habitat di molti animali e piante, l’agricoltura non sostenibile dettata dallo sfruttamento intensivo dei terreni e, ultima ma non da meno, la proliferazione di specie invasive, alloctone. Fenomeno di cui ci siamo occupati spesso sulle pagine di Ecologiae e che ha costi elevatissimi in termini di perdita di biodiversità.
Stando ai dati forniti dal rapporto presentato a Nagoya, tra i vertebrati, le specie a rischio oscillano tra il 13% degli uccelli ed il 41% degli anfibi.

Riscaldamento globale: le specie più a rischio sono gli insetti, la base della catena alimentare

insetto-a-rischio-estinzioneGiorni fa parlavamo di una razza di pecora che si stava evolvendo a causa dei cambiamenti climatici. Ma non dobbiamo dimenticarci che ci sono migliaia di specie che per colpa di questi mutamenti rischiano di sparire. Se fosse per Jessica Hellmann, biologa presso l’Università di Notre Dame, gli insetti come farfalle e coleotteri che esercitano la stessa forza di conservazione animale, potrebbero diventare le icone tradizionali dell’estinzione dei giorni nostri, come accade ad esempio con gli orsi polari.

Gli insetti infatti sono alla base degli ecosistemi, ed anzi, forse hanno un ruolo ancora più importante di quello degli orsi polari. Quasi l’80% delle piante di tutto il mondo necessitano dell’impollinazione, e il valore annuale del lavoro degli insetti nelle colture nei soli Stati Uniti è stato calcolato in circa 20 miliardi di dollari. Peccato però che essi siano particolarmente sensibili ai cambiamenti climatici, in quanto non possono regolare la temperatura del loro corpo.

Le ricerche condotte da Hellmann e Shannon Pelini, una sua dottoranda, indicano che il riscaldamento globale può influenzare tutte le varie fasi della vita di un insetto, ma può anche colpirlo in modi diversi. Possono ad esempio veder modificato il loro habitat in modo che non sia più abitabile.