La Cina fa un passo verso Copenaghen: proposto un taglio di emissioni del 40% entro il 2020

parlamento cinese

Altro che fallimento, il congresso di Copenaghen potrebbe essere anche meglio di quello che si aspettava. E’ molto probabile che non si troverà un accordo globale sul taglio delle emissioni, ma questo solo perché ogni Paese si è deciso a tagliare le proprie autonomamente. Resta da vedere se manterranno o no la promessa, ma intanto l’impegno messo nero su bianco è già un grossissimo passo in avanti.

A dare la scossa definitiva è il presidente cinese Hu Jintao, proprio colui che qualche settimana fa sembrava aver affossato le speranze di dialogo. Il presidente cinese aveva deciso di non legarsi agli obiettivi che verranno proposti a Copenaghen per poter avere carta bianca e agire autonomamente, secondo le capacità del suo Paese. Oggi arriva l’impegno ufficiale che può far esultare gli ambientalisti di tutto il mondo: -40% (che potrebbe arrivare fino al 45%) entro il 2020 rispetto ai livelli del 2005.

Angela Merkel si oppone a Usa e Cina e spinge verso un accordo sul clima

angela merkel

Sei giorni prima del 20° anniversario della caduta del muro di Berlino, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha sfidato i legislatori statunitensi per abbattere altri muri.

La generazione di oggi ha bisogno di dimostrare che è possibile affrontare le sfide del 21° secolo. In un certo senso, siamo in grado di abbattere i muri di oggi

ha detto. Questo significa, per la Merkel, avere “la libertà di creare sicurezza, benessere e giustizia. E ciò significa proteggere il nostro pianeta“. Il cancelliere tedesco, prima di affrontare una riunione congiunta del Congresso, ha sottolineato la necessità di un accordo sul riscaldamento globale, in controtendenza con quanto invece Obama e Hu Jintao hanno concordato durante il congresso dell’Apec.

Obama e Hu Jintao ci ripensano e trovano un piccolo accordo ecologico

obama e hu jintao

I presidenti Obama e Hu Jintao si sono già pentiti di quello che hanno fatto in questo fine settimana, quando hanno precipitato ogni speranza di un trattato vincolante per il mese prossimo in occasione del congresso di Copenaghen. Ieri, per fortuna, hanno cambiato rotta, ed hanno trovato un accordo su un nuovo partenariato tra i due Stati, i due maggiori inquinatori del pianeta, per condividere informazioni sulle tecnologie energetiche rinnovabili.

L’annuncio dice che gli Stati Uniti e la Cina si sono impegnati a lavorare insieme per la distribuzione di energie rinnovabili e di migliori pratiche in materia di ammodernamento della rete. Aggiornare la griglia nel 21° secolo è una priorità per aumentare l’efficienza energetica di entrambi i Paesi.

Congresso di Copenaghen: Game Over, Obama e Hu Jintao decidono di non decidere

obama-hu jintao

Il congresso di Copenaghen rischia di diventare una creatura morta ancor prima di nascere. Un incontro che avrebbe dovuto far decidere ai politici di 192 Paesi di porre un freno alle emissioni e di invertire la tendenza del riscaldamento globale è stato definitivamente affossato questa notte a Singapore.

Nella città asiatica in questi giorni si sta tenendo un vertice Asia-Pacifico in cui si prendono importanti decisioni economiche, ma tra tutte queste se n’è presa una, proprio mentre l’Occidente dormiva, destinata a far discutere: mancano 22 giorni al vertice danese, troppo poco per decidere, dunque a Copenaghen non si deciderà nulla. A metterlo per iscritto sono stati i due veri manovratori del trattato, Barack Obama e Hu Jintao, i quali con un vero e proprio colpo di spugna hanno tagliato fuori l’Europa, che si stava impegnando a fondo per ridurre le emissioni, e hanno rimandato tutto a data da destinarsi.

Si è cominciato a sospettare qualcosa nella serata di ieri, quando il presidente danese Rasmussen, che dovrà presiedere l’incontro, è stato lettaralmente gettato giù dal letto ed è stato fatto partire col primo aereo per Singapore, convocato dalla coppia Obama-Jintao per discutere di cose importanti. Una volta arrivato, Rasmussen ha dovuto assistere ad una scena patetica, con i due capi di Stato che si stringevano la mano sorridenti e lui, a rappresentare l’Europa, ad ufficializzare la decisione che di fatto non toglie dal gioco soltanto due nazioni, ma affossa tutti gli sforzi mondiali.

Obama lancia l’allarme, Hu Jintao risponde: i leader mondiali uniti contro il riscaldamento globale

obama all'Onu

Circa 100 capi di Stato (tranne quello italiano) si sono riuniti nel palazzo delle Nazioni Unite di New York questa mattina per una conferenza senza precedenti sulla lotta al cambiamento climatico. Il miglior risultato lo abbiamo avuto con i leader più attesi, come Obama ed il presidente cinese Hu Jintao, i quali hanno riconosciuto che un accordo è un obiettivo importante, ma hanno anche sottolineato le proprie esigenze.

I negoziatori hanno discusso per raggiungere un accordo per ridurre le emissioni globali entro dicembre, in occasione del meeting di Copenaghen, e gli organizzatori delle Nazioni Unite sperano che questo evento darà ai colloqui un nuovo slancio politico.

Il presidente asiatico ha ammesso che la Cina ha compiuto grandi passi in avanti nello sviluppo, ma è ancora relativamente in ritardo in termini di ricchezza procapite, ma soprattutto nella lotta contro le emissioni. La causa di tale ritardo è la scarsità di capitale e tecnologia, ma soprattutto perché

i Paesi in via di sviluppo hanno limitate capacità e mezzi per affrontare il cambiamento climatico.