Rete idrica italiana: il 32% dell’acqua si perde per strada

La rete idrica italiana perde il 32% della risorsa “per strada”, a rivelarlo “Pillole”, l’annuale rapporto dell’Istat. La situazione quindi resta grave per la rete dei servizi idrici italiani: la dispersione complessiva, ovvero la parte di risorsa che immessa nelle reti distributive non raggiunge i rubinetti dei cittadini, è pari a circa 120 litri al giorno per singola persona. Le perdite più ingenti si hanno in Puglia e in Sardegna, dove la quota di acqua dispersa oltrepassa il 40%.

Tasse al cittadino, i rifiuti più cari d’Italia si pagano a Napoli

Non sembra possibile eppure la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, nota come TARSU, più cara d’Italia si paga a Napoli, la città in cui la spazzatura è raccolta sulle strade. A rivelare questa ed altre contraddizioni del bel Paese è l’indagine compiuta da Confartigianato che ha analizzato gli effetti dei tagli agli enti locali degli ultimi anni. Ebbene, i tagli dei fondi a Regioni e Province ha messo in condizioni questi enti a chiedere tasse locali più alte per far fronte al bilancio, chiaramente a discapito dei cittadini. I paradossi nascono in questo modo, ma non è chiaro come possono essere eliminati, visto che l’ultima manovra finanziaria è andata a tagliare il già tagliato, causando un ulteriore abbassamento dei servizi al cittadino e dei tagli alla ricerca e al settore ambiente. Un esempio è la cancellazione del SISTRI, il sistema di tracciabilità elettronica dei rifiuti speciali.

Acqua come “bene pubblico”, la proposta di legge dell’opposizione

Si torna a parlare di acqua e di privatizzazione del servizio idrico nazionale. Stamattina il Partito Democratico ha presentato alla Camera una proposta di legge in previsione del referendum abrogativo del Decreto Ronchi, per ribadire che l’acqua è un “bene comune“.

Ricordiamo che lo scorso anno oltre 1 milione di persone, per l’esattezza 1 milione e 400 mila, hanno firmato per dire No alla privatizzazione dell’acqua e per chiedere un referendum nella prossima primavera affinché sia abolito l’articolo 23bis della Costituzione che accentua i tempi per la privatizzazione dell’acqua, la modifica dell’articolo 150 del decreto legislativo 152/2006, nonché l’abrogazione dell’articolo 154 del medesimo per evitare che si speculi sull’acqua pubblica.

Nel testo Disposizioni per il governo della risorsa idrica e la gestione del servizio idrico integrato, presentato questa mattina dal democratico Pier Luigi Bersani, si legge che

Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal suolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa […] inalienabile del demanio.