Frane e alluvioni, per evitarli basta non fare il Ponte sullo Stretto

di Redazione 5

La tragedia di Massa dei giorni scorsi, in cui sono morte tre persone ha riportato l’attenzione sulla sicurezza strutturale in Italia. Può essere possibile che in uno dei Paesi che si proclamano tra i più avanzati al mondo, basti qualche goccia d’acqua per provocare un disastro simile?

La tragedia in Toscana viene appena un mese dopo quella di Atrani, in Campania, dove una donna è rimasta uccisa su una strada trasformata in un torrente. Ma perché non si fa nulla? Secondo uno studio dell’Anbi (Associazione dei Consorzi di Bonifica), basterebbero pochi soldi (se confrontati al PIL italiano) per poter mettere in sicurezza tutto il Paese. Evidentemente il motivo per cui non lo si fa è strettamente politico.

Secondo il calcolo dell’Anbi infatti per completare i lavori di messa in sicurezza di fiumi e torrenti ed evitare tragedie come quelle degli ultimi mesi (sono morte 6 persone in Toscana soltanto nel mese di ottobre), basterebbe un investimento di 4 miliardi e 200 milioni di euro. Numeri grandi, ma non impossibili da raggiungere. Racimolarli poi potrebbe essere più semplice del previsto: basta non fare quell’inutile ecomostro che è il Ponte sullo Stretto di Messina. Il costo stimato della più grande opera cantieristica mondiale che riguarda un ponte è di 3 miliardi e 900 milioni. Stimati, si diceva, in quanto si sa che quando si tratta di queste grandi opere poi i costi lievitano e non poco, fino sicuramente a superare di gran lunga i 4,2 miliardi.

Il motivo di questo dirottamento dei fondi è chiaramente a scopo elettorale. E’ più “vendibile”, politicamente parlando, il Ponte più alto e più lungo del mondo, piuttosto che centinaia di piccole opere di bonifica, le quali hanno un non-effetto, cioè non provocano morti, ma di questo l’elettorato difficilmente si preoccupa.

Alla fine dei conti sarà la storia a decidere chi avrà avuto ragione, ma considerando che negli ultimi 50 anni sono morte 3.500 persone sotto il fango delle alluvioni, e che oggi sono oltre 6 milioni le persone che vivono in posti considerati a rischio idrogeologico, passerà per miglior uomo politico chi riuscirà a bloccare questo sterminio, piuttosto che chi è in grado di costruire soltanto un ponte.

[Fonte: il Fatto Quotidiano]

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