Orsi polari malati: colpa delle industrie

di Redazione 1

Gli orsi polari sono uno dei simboli degli animali in via di estinzione, ma oggi si scopre che non solo sono a rischio per i cambiamenti climatici, ma anche per cause ben più dirette: l’inquinamento industriale. Ma al Polo Nord, direte voi, non ci sono industrie. Vero, se non fosse che le particelle inquinanti emesse a migliaia di chilometri di distanza possono viaggiare fino lì, facendo ammalare questi animali il cui sistema immunitario non è pronto ad accogliere questi agenti chimici.

A lanciare l’allarme sono gli scienziati di LIFE che, in collaborazione con la Facoltà di Scienze della Vita dell’Università di Aarhus (Danimarca), hanno dimostrato come i prodotti chimici industriali possano viaggiare grazie alle correnti d’aria e marine per tutto l’Artico, arrivando agli orsi anche attraverso la catena alimentare, visto che contaminano la vita marina.

Le sostanze chimiche industriali accumulate causano malattie negli orsi polari che non portano alla morte immediata. D’altra parte, le tossine danneggiano le ossa e gli organi, il loro sistema immunitario e, non per ultimo, il loro sistema riproduttivo. Tuttavia, il danno subito dalla popolazione degli orsi polari nella Groenlandia Orientale non è ancora pienamente compreso

ha spiegato Christian Sonne che ha condotto ricerche in queste terre per oltre 10 anni, analizzando i campioni di tessuti e ossa di circa 100 orsi polari presenti nell’enorme distesa di ghiaccio che è la Groenlandia. La conferma alla sua teoria deriva dall’osservazione che le analisi condotte su volpi artiche e cani da slitta presenti nelle stesse aree, e dunque esposti agli stessi agenti chimici, hanno dimostrato come anche questi animali fossero contaminati.

Queste specie sono state studiate come controprova in quanto, in quelle terre, si trovano al vertice della catena alimentare, proprio come l’orso polare, e dunque sono il terminale ultimo di tutto il processo di acquisizione degli agenti inquinanti da parte del territorio e dei suoi abitanti, anche i più piccoli.

[Fonte: Sciencedaily]

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