Congresso di Cancun: le conseguenze dell’accordo

Anche se i colloqui sul clima di Cancun sono sembrati in una situazione di stallo che si è protratta per la quasi totalità delle due settimane che è durata la conferenza, nell’ultima notte è stato finalmente raggiunto un nuovo accordo sul cambiamento climatico. Secondo Greenpeace però tale accordo è servito solo a salvare i colloqui delle Nazioni Unite, ma non per salvare il clima.

In base al testo, che non è ancora legalmente vincolante, i tagli drastici alle emissioni di carbonio dovrebbero mantenere l’aumento della temperatura globale sotto i 2° C, e si richiede che eventuali rafforzamenti possano portare tale obiettivo ad 1,5° C. Tuttavia l’importo totale delle riduzioni di emissioni attualmente stabilite sono insufficienti per soddisfare tale obiettivo, con circa il 15% delle riduzioni previste, rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020, quando il 40% o più sarebbe necessario. Gli impegni attuali ci porteranno ad un incremento delle temperature di circa 3-4° C, a metà strada di quello che Bill McKibben ha descritto come un futuro “impossibile e miserabile”.

Congresso di Cancun: trovato l’accordo all’ultimo minuto

Ce l’abbiamo fatta. Ieri sera (le prime ore dell’alba in Italia), l’accordo per combattere i cambiamenti climatici è stato trovato al congresso di Cancun. Non siamo ancora al famoso “accordo perfetto“, e resta ancora da fare molto per uscire da questa situazione pericolosa, ma già il fatto di aver elaborato un testo che ha messo d’accordo tutti gli Stati, in cui ognuno ha promesso di fare la sua parte, si può definire un’impresa straordinaria.

L’accordo consiste essenzialmente in 3 parti. La prima, l’unica che dà numeri, per quanto imprecisi, è anche la più scottante: l’impegno a ridurre le emissioni. Il limite è stato stabilito nel 25-40%, rispetto ai livello del 1990, entro il 2020. Un traguardo storico visto che già il 20% dell’Unione Europea sembrava tanto, e si tratta di oltre il triplo rispetto a quanto promesso dagli Stati Uniti due anni fa.

Congresso di Cancun: la svolta della Cina? Un errore di traduzione

Le speranze che il congresso di Cancun potessero essere un successo sono durate appena un paio di giorni, il tempo che i delegati cinesi correggessero il tiro. La cosiddetta “svolta verde della Cina” che qualche giorno fa sembrava dover portare al prolungamento del Protocollo di Kyoto e all’impegno da parte dei Paesi in via di sviluppo a ridurre le emissioni è stato solo un errore di traduzione.

E’ bastato che l’addetta alla traduzione dal cinese all’inglese prendesse lucciole per lanterne che immediatamente si è scatenato un polverone. Todd Stern, capo negoziatore degli Usa, aveva immediatamente capito cosa stava accadendo, ma quando cercava di spiegarlo ai giornalisti, questi erano convinti che fosse solo una tattica per prendere tempo perché la dichiarazione cinese aveva colto tutti di sorpresa, Stati Uniti compresi. Ieri purtroppo siamo tornati con i piedi per terra.

Congresso di Cancun: Italia protagonista su Kyoto ed energia solare

Mentre a Cancun i colloqui sul clima entrano nel vivo, nella giornata di ieri l’attenzione si è spostata su quei Paesi che possono fare la differenza. E tra questi c’era anche l’Italia. Interrogata sul nodo principale della questione, il prolungamento del protocollo di Kyoto, il Ministro Stefania Prestigiacomo ha ribadito il solito concetto che anche altri Paesi hanno espresso: siamo disponibili a prolungare l’accordo se lo faranno anche altri. Ma stavolta il ministro dell’Ambiente italiano ha voluto precisare meglio la sua posizione:

la proposta avanzata dal ministro inglese di approvare un secondo periodo di Kyoto senza numeri non è casuale e va approfondita. L’obiettivo non è quello di arrivare ad un testo finale dove ci siano i numeri, ma di porre l’architettura generale dell’accordo.

La dichiarazione però lascia qualche perplessità, come ad esempio i dubbi dei Paesi asiatici che non vogliono impegnarsi se l’Occidente non “dà i numeri”, mentre qui continua a regnare la confusione tra chi vuole regole precise ed altri che preferiscono un impegno generico.

Congresso di Cancun: Ban Ki-moon “troviamo l’accordo, anche se non perfetto”

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha esortato le nazioni riunite in Messico, ad accettare un accordo modesto per frenare i cambiamenti climatici, anche se non perfetto. Dopo che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e altri leader non sono riusciti ad elaborare un nuovo trattato sul clima al summit dello scorso anno a Copenhagen, Ban ha sottolineato che Cancun ha ambizioni più modeste.

Non abbiamo bisogno di un accordo definitivo su tutte le questioni, ma abbiamo bisogno di fare progressi su tutti i fronti. Non possiamo lasciare che la perfezione possa essere nemica del bene. Non può essere tollerato perché significherebbe condannare milioni, no, miliardi di bambini, donne e uomini di tutto il mondo. Cancún deve rappresentare una svolta

ha detto il segretario ONU nel suo discorso alla cerimonia di apertura dei colloqui finali.

Congresso di Cancun: la Cina apre alle trattative e si riaccende una speranza

Buone notizie arrivano dall’altra parte del mondo dove, al vertice delle Nazioni Unite di Cancun, i negoziatori cinesi hanno deciso di dare una svolta, stavolta in positivo, alle trattative. Per capire meglio la situazione bisogna fare un passo indietro.

La Cina lo scorso anno fu il primo responsabile, in coabitazione con gli Stati Uniti, del fallimento della conferenza di Copenaghen. Quest’anno il congresso messicano sembrava fosse iniziato sotto i peggiori auspici, con Giappone e Canada che si tiravano indietro rispetto al prolungamento del protocollo di Kyoto ed i Paesi poveri, guidati dall’Alternativa Bolivariana, che minacciavano di far saltare tutto se non si fosse trovato l’accordo. Ma ecco che, quando tutto sembrava precipitare, la Cina ha deciso di risollevare i negoziati ed aprire a nuove trattative.

Congresso di Cancun, la “foto dell’anno 2010” va alle persone che si sciolgono in attesa di risposte

Prima che il COP16 possa terminare ed uccidere anche le ultime speranze di salvare il pianeta dal disastro ambientale, questa foto, utilizzata dal WWF, ha vinto il premio OBS-award per il PR Photo of the Year 2010. Per festeggiare, il WWF Germania ha riproposto l’immagine a Cancun come appello ai leader mondiali presenti al COP16 per rilanciare il processo dopo il fallimento terribile del COP15 di Copenhagen.

La foto, intitolata semplicemente “Ice People”, cattura il rapido scioglimento di 1000 sculture di ghiaccio rappresentanti piccole persone (come tutti ci sentiamo ora di fronte a questo enorme problema) sedute sui gradini della Sala Concerti del Gendarmenmarkt di Berlino. L’opera d’arte, ideata dal brasiliano Nele Azevedo e realizzata da centinaia di volontari, si è sciolta in circa 30 minuti. Ma, come per tutte le sculture effimere, la fotografa Rosa Merk è riuscita a catturare il momento, creando una visualizzazione struggente e permanente del cambiamento climatico come minaccia per l’umanità.

Congresso di Cancun: si prepara il terreno per la settimana finale

L’ufficio delle Nazioni Unite che si occupa di gestire i negoziati in vista di un nuovo patto internazionale sul clima, nella giornata di ieri (sabato 4 dicembre) ha rilasciato dei documenti di diversi progetti da prendere in esame per la settimana finale della conferenza. Uno era una bozza di un accordo incentrato su una “visione comune a lungo termine per la cooperazione”, focalizzata su una notevole intensificazione degli sforzi per aumentare la resistenza agli shock climatici, in particolare nei Paesi più poveri e vulnerabili, e per ridurre le emissioni di gas serra.

Peccato che tale bozza contenga molti aspetti provvisori. Una dichiarazione fatta il giorno precedente da Christiana Figueres, responsabile dei trattati per le Nazioni Unite, riassume perfettamente l’atteggiamento nelle sale conferenza:

Onestamente, non si è fatto un lavoro perfetto qui, ok? Nulla di ciò che ci accingiamo a fare a Cancun potrà essere perfetto. Non vi aspettate la perfezione. Niente potrà essere molto ambizioso. Niente. Tutto qui serve per fare un passo, e tutto sta sembrando insufficiente. Ma è il meglio che questo gruppo di persone in queste circostanze, con questi vincoli politici, in questo contesto economico, può fare per il momento. E’ non appena questo finirà che dobbiamo iniziare a spingere per il passaggio successivo. E così che va. Ma ognuno di noi qui ha la responsabilità morale di fare il meglio in assoluto che si possa fare in questo momento, in queste circostanze.

Congresso di Cancun: i Paesi sudamericani rischiano di far saltare il banco

I negoziati sul clima delle Nazioni Unite a Cancun si sono trovati in serio pericolo la scorsa notte dopo che molti Paesi dell’America Latina hanno deciso che avrebbero lasciato il tavolo delle trattative se un documento definitivo non fosse uscito dai negoziati. Tale documento, che dovrebbe essere pubblicato domani, attesterà la continuazione dell’impegno, da parte dei Paesi ricchi, nel ridurre le emissioni nell’ambito del protocollo di Kyoto.

L’Alleanza Bolivariana per le Americhe (Alba), un gruppo americano di nove Paesi latino-americani sostenuti anche da Paesi africani, arabi ed altre nazioni in via di sviluppo, ha affermato di non essere preparata a vedere la fine del trattato che richiede legalmente a tutti i suoi firmatari di ridurre le emissioni di gas serra, ma ha ugualmente sfidato la presidenza messicana del vertice delle Nazioni Unite a fare in modo che un impegno da parte dei Paesi ricchi potesse far proseguire il protocollo di Kyoto che scadrà nel 2012.

Congresso di Cancun: perdita di biodiversità e picco di caldo i temi della quarta giornata

Il tasso con cui le specie stanno scomparendo sul pianeta Terra è terrificante. Secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), esso è compreso tra 1.000 e 10.000 volte oltre il tasso naturale di estinzione. Ciò è dovuto in gran parte all’attività umana. Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2010 Anno Internazionale della Biodiversità per aumentare la consapevolezza del ruolo fondamentale che la biodiversità svolge nel sostenere la vita.

Allo stesso tempo, le nazioni sono alle prese con questioni spinose come rallentare il cambiamento climatico. Nella quarta giornata della conferenza di Cancun si è dibattuto per trovare un modo per proteggere le foreste per ridurre i tassi di estinzione e le emissioni di carbonio.

Congresso di Cancun: il Giappone rifiuta l’estensione del Protocollo di Kyoto

I colloqui sul delicato equilibrio climatico globale di Cancun hanno subìto una grave battuta d’arresto la scorsa notte quando il Giappone ha categoricamente espresso la sua contrarietà alla proroga del protocollo di Kyoto, il trattato internazionale vincolante che impegna la maggior parte dei Paesi più ricchi del mondo a tagliare le emissioni.

In base agli accordi, il Giappone doveva tagliare le emissioni di una media del 5%, rispetto al 1990 entro il 2012. Jun Arima, rappresentante del governo nipponico per l’economia e l’industria, ha ammesso che il suo Paese è tra i maggiori emettitori di gas serra, ma nonostante questo non può ulteriormente tagliare le proprie emissioni.

Cambiamenti climatici: i decessi legati al clima nel 2010 sono raddoppiati

Nei primi nove mesi di quest’anno oltre 21.000 persone sono morte in tutto il mondo a causa di eventi legati al clima, secondo un nuovo rapporto di Oxfam. Si tratta di più del doppio dei morti di tutto il 2009. Questa notizia purtroppo non ci sorprende nemmeno più di tanto, dopo aver assistito alle inondazioni in Pakistan, alle ondate di calore in Russia, e all’innalzamento del livello del mare nelle nazioni insulari come Tuvalu. Ed anche i casi italiani di esondazione dei fiumi non sono da meno.

Oxfam ha rilasciato il suo rapporto in tempo per l’inizio dei colloqui sul clima di Cancun, in Messico. Nonostante le aspettative non ottimistiche per un progresso delle trattative, l’organizzazione spera di sottolineare che, mentre il congresso di Copenaghen potrebbe non essere riuscito bene, e la politica climatica degli Stati Uniti possa sembrare irrimediabilmente apatica, il riscaldamento globale è ancora un problema.

Congresso di Cancun, si entra nel vivo

Dopo due giorni in sordina, dove le uniche dichiarazioni che si ascoltavano erano pessimistiche, al congresso di Cancun comincia a salire la temperatura. Mentre il presidente del Brasile Lula ha lanciato un segnale negativo, decidendo di non recarsi al meeting, cominciano a fioccare le prime richieste. Da una parte troviamo i Paesi ricchi che chiedono a quelli in via di sviluppo di fare la loro parte, mentre questi ultimi rivendicano la loro fetta di “diritto di inquinare”.

In particolare la prima richiesta arriva da alcuni rappresentanti delle superpotenze Occidentali che chiedono ai grandi Paesi in via di sviluppo come Cina e India di ridurre le proprie emissioni di gas serra.