Congresso di Cancun: i Paesi sudamericani rischiano di far saltare il banco

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I negoziati sul clima delle Nazioni Unite a Cancun si sono trovati in serio pericolo la scorsa notte dopo che molti Paesi dell’America Latina hanno deciso che avrebbero lasciato il tavolo delle trattative se un documento definitivo non fosse uscito dai negoziati. Tale documento, che dovrebbe essere pubblicato domani, attesterà la continuazione dell’impegno, da parte dei Paesi ricchi, nel ridurre le emissioni nell’ambito del protocollo di Kyoto.

L’Alleanza Bolivariana per le Americhe (Alba), un gruppo americano di nove Paesi latino-americani sostenuti anche da Paesi africani, arabi ed altre nazioni in via di sviluppo, ha affermato di non essere preparata a vedere la fine del trattato che richiede legalmente a tutti i suoi firmatari di ridurre le emissioni di gas serra, ma ha ugualmente sfidato la presidenza messicana del vertice delle Nazioni Unite a fare in modo che un impegno da parte dei Paesi ricchi potesse far proseguire il protocollo di Kyoto che scadrà nel 2012.

La  potenziale crisi è stata provocata dal Giappone che, all’inizio di questa settimana, aveva messo in pericolo la prosecuzione del trattato di Kyoto. Una posizione che presto potrebbe essere seguita da altri Paesi, tra cui Russia, Canada e Australia, che però ancora non hanno detto pubblicamente che non prenderanno ulteriori impegni.

Kyoto è considerato un’icona per i Paesi in via di sviluppo, perché è l’unico accordo legale che vincola i Paesi ricchi a ridurre le emissioni. Si teme che i Paesi ricchi, guidati dagli Stati Uniti, che non hanno ratificato il trattato, vogliano un accordo che permetta di seguire solo “vagamente” gli obiettivi.

Non sosterremo nessuna soluzione se questi Paesi non si assumeranno degli impegni. Vogliamo impegni concreti per Kyoto

ha dichiarato Claudia Salerno, inviato speciale per il clima del Venezuela, in rappresentanza dei Paesi Alba. Ma la situazione non sembra per nulla incoraggiante. Lei stessa ha ammesso di aver partecipato proprio nelle ore precedenti al suo discorso ad una riunione con i rappresentanti di un Paese, di cui non ha fatto il nome ma presumibilmente si trattava dell’Australia, che hanno affermato che preferirebbero “gettare tutto a mare” piuttosto che impegnarsi per allungare gli accordi di Kyoto.

I rappresentanti dei Paesi ricchi si sono riuniti la scorsa notte per cercare di evitare un disastro diplomatico, spiegando che non volevano “uccidere” Kyoto. Gran Bretagna e l’UE hanno detto di essere disposti ad aderire ad un secondo periodo di impegni, sempre che anche gli altri lo facessero. E’ evidente il riferimento agli Stati Uniti. La trattativa sembra, ogni giorno che passa, andare sempre più giù, e le speranze che si possa trovare un accordo sono sempre più legate ai capricci dei rappresentanti degli States.

[Fonte: The Guardian]

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