Brexit Ambiente Energie

Brexit, cosa cambia per Energia e Ambiente

Brexit Ambiente Energie
Il referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea che si è svolto il 23 giugno rappresenta indubbiamente il colpo più duro mai portato al processo di unificazione europea. La situazione di questi giorni è caratterizzata da un inevitabile grado di incertezza legato alle gestione di un evento che non ha precedenti e che di conseguenza andrà gestito su basi in gran parte inedite. Tempi e procedure sono tutti da definire e molto inevitabilmente dipenderà dagli accordi bilaterali che sanciranno l’uscita dei britannici dalla UE. In questo contesto mentre alcuni effetti economici di breve periodo si stanno già manifestando, è molto più difficile fare previsioni sugli effetti che la Brexit avrà su energia ed ambiente, due settori il cui sviluppo negli ultimi decenni è stato coordinato e pilotato proprio dalle decisione assunte a livello comunitario.

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Il referendum britannico sull’UE si ripercuoterà sul clima

referendum britannico ue climaA livello internazionale la bomba che sta per scoppiare in questi giorni parla inglese. Un paio di giorni fa infatti il Premier britannico Cameron ha annunciato un referendum in cui chiederà ai suoi concittadini se hanno intenzione di rimanere nella Comunità Europea. Si tratta di una svolta epocale dato che, a parte le conseguenze economiche e civili che avrà questa decisione, ne avrà di parecchie anche dal punto di vista ambientale. La Gran Bretagna finora si è dovuta attenere alle regole stabilite dall’Unione, ed è stata anche uno dei Paesi che ha risposto meglio. Ma se dopo il referendum si dovesse “staccare”, le conseguenze sarebbero disastrose.

Referendum, vincono i SI con il 95% dei voti. E ora? Si punta sulle rinnovabili

Il quorum è stato raggiunto per tutti e quattro i referendum abrogativi che tra domenica e lunedì hanno chiamato alle urne i cittadini. Il totale dei seggi in Italia negli 8.092 comuni e all’estero, da cui sono pervenute 1.279 comunicazioni, è stato scrutinato e i risultati sono stati più che positivi. I dati ufficiali del Viminale affermano che l’affluenza è stata del 54,8% con la vittoria dei sì con il 95% dei voti.

Il primo quesito sulla “Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica” ha avuto un’affluenza del 54,81% e il trionfo dei sì con il 95,35% delle preferenze, contro il 4,65% dei no. Il secondo quesito sulla “Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata renumerazione del capitale investito” ha ottenuto il 54,82% dei voti, di cui il 95,80% di sì e il 4,20% di no. Il quesito numero 3 sulla “Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio di energia elettrica nucleare” ha ricevuto il 54,79% dei voti, con il 94,05% dei si contro il 5,95% dei no. L’ultimo quesito dei referendum sulla “Abrogazione di norme ella legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte costituzionale” ha raggiunto un’affluenza del 54,78% con il 94,62% dei sì, contro il 5,38% dei no. Ed ora, cosa dobbiamo aspettarci dal governo?

Referendum: i quesiti spiegati su acqua, nucleare e legittimo impedimento

I quattro quesiti che troveremo nelle urne il prossimo 12 e 13 giugno saranno scritti in “burocratese”. Il solito linguaggio della politica che la maggior parte di noi non capisce, fatto di riferimenti di legge che, se una persona non è laureata in giurisprudenza, difficilmente può comprendere. Per questo di seguito pubblichiamo i testi dei quattro quesiti, e cercheremo di spiegarli meglio, in modo da poterci recare ai seggi consapevoli su cosa stiamo votando.

Quesito numero 1, scheda rossa – acqua:

Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Abrogazione

«Volete voi che sia abrogato l’art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n.112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n.133, come modificato dall’art.30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n.99 recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e dall’art.15 del decreto legge 25 settembre 2009, n.135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea” convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n.166, nel testo risultante a seguito della sentenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?»

Referendum: centinaia di iniziative in tutt’Italia, si impegna anche Vasco Rossi

Persino Vasco Rossi ha deciso di scendere in campo e dire la sua sui referendum. Il cantante italiano che forse più di tutti ha seguaci, non fosse altro perché mette d’accordo tutti, dai più giovani a quelli che ormai giovani non sono più, durante l’ultimo concerto tenuto allo stadio del Conero, ad Ancona, ha voluto dire la sua.  Una serie di idee che, per quanto non riflettano pienamente una coscienza green, hanno una linea comune condivisibile: qualsiasi sia la vostra idea, andate a votare.

Lui lo farà, ed ha già annunciato che voterà due sì per l’acqua. Diversa la sua idea sul nucleare, in quanto afferma che siccome ce l’ha la Francia vicino ai nostri confini, allora è giusto che le centrali siano anche in Italia. Un discorso che di certo non ha granché di scientifico, ma almeno si vede che proviene da una persona intelligente che, anziché dire “non vado a votare”, preferisce barrare il no.

Acqua pubblica: i miti da sfatare prima del referendum

Nel tentativo di convincerci a non andare a votare ai prossimi referendum del 12 e 13 giugno, oltre che smontare il quesito sul nucleare, il Governo ha sguinzagliato i suoi falsi esperti per tentare di far perdere di significato anche il quesito sull’acqua. Anzi, i quesiti (al plurale), visto che ricordiamo che saranno due.

Per far ciò, si sono inventate una serie di storie false sulla questione della privatizzazione, che secondo il Governo comporterà un miglioramento della gestione di un bene così prezioso ed un abbattimento dei costi per i cittadini. Tutto falso, e a dimostrarlo è questa mattina Altraeconomia che ha pubblicato uno studio in cui dimostra come è possibile sfatare tutti i falsi miti messi in circolazione in questi giorni sull’acqua. Continuate a leggere per scoprire quali.

Nucleare, Berlusconi ricorre alla Consulta per bloccare il referendum: il re è nudo

Ricapitoliamo perché c’è da smarrirsi nei meandri dell’incoerenza: appena poche ore fa, il nostro Governo ci aveva concesso la libertà di scegliere se andare o votare oppure no il 12 ed il 13 giugno prossimo (grazie, sire, per la concessione della democrazia!), sottolineando più e più volte a reti unificate che il referendum sul nucleare però era inutile. Ciononostante si sarebbe rispettata la volontà del popolo sovrano e bla bla bla, la sapete la filastrocca, no? Oggi si apprende, cito dal Sole24ore, che

Silvio Berlusconi è pronto a dare battaglia in vista della consultazione del 12-13 giugno e ha incaricato l’avvocatura dello Stato di presentare una memoria alla Consulta che sarà chiamata, il prossimo 7 giugno, a esprimersi sull’ammissibilità del nuovo quesito sul nucleare dopo il via libera della Cassazione.

Nucleare in Italia, si vota la fiducia per il decreto Omnibus

E’ in corso in aula alla Camera il voto di fiducia del governo sul decreto Omnibus, decreto che tra gli altri provvedimenti contiene anche quello sulla moratoria per il nucleare in Italia. A seguito del disastro della centrale di Fukushima e soprattutto della diminuzione del consenso pubblico, la maggioranza di governo era stata costretta a fare dietro front sul ritorno al nucleare e quindi oggi il governo chiede la fiducia per evitare il referendum previsto per il 12 e 13 giugno. Finora la maggioranza di “No” dei parlamentari boccia la fiducia, tra commenti e polemiche verso l’attuale maggioranza di governo.

Sul nucleare il governo fa una clamorosa marcia indietro, quando fino a tre mesi fa quella fonte energetica era la base per lo sviluppo indicata dall’esecutivo. Mi auguro che nonostante il decreto il referendum si tenga comunque, il governo non ha un piano energetico e quindi di non avere un progetto di sviluppo

ha commentato in aula Paolo Baretta del Pd.

Nucleare, Greenpeace in azione davanti al Parlamento: “Si deve votare”

Nucleare: Greenpeace oggi in azione davanti al Parlamento per sottolineare quanto sia cruciale non lasciarsi derubare del diritto ad esprimersi sui temi della politica energetica italiana per mezzo del referendum.

“Furto di Referendum. Sul nucleare si deve votare” questo il messaggio inequivocabile srotolato dagli attivisti a Roma. Non a caso in questa data. Oggi infatti la Camera era chiamata a discutere il già tanto discusso decreto Omnibus che dovrebbe chiarire se il quesito sul nucleare il 12 e 13 giugno prossimi ci sarà o meno.

Nucleare, Berlusconi ammette: “Moratoria per evitare il blocco”

Nucleare, Berlusconi ammette, alla fine del vertice con Sarkozy svoltosi oggi, che la moratoria è stata ideata dal Governo per evitare il blocco totale, attraverso il referendum, al ritorno all’atomo italiano.

Non ce n’era bisogno. Lo sapevamo già e lo avevamo previsto che avrebbe usato questo basso escamotage pur di fermare il volere di quella forza democratica che pure invoca spesso per legittimare la sua presenza al potere e lo stupro dei valori costituzionali. Ammette candidamente che voleva bloccare il no definitivo e secco, a conti fatti il secondo, alla costruzione di centrali nucleari sul territorio italiano, o forse l’affluenza alle urne che avrebbe messo una croce pure sul legittimo impedimento. O entrambi, magari.

Stop al nucleare italiano: quelli che frenano, quelli che tamponano, quelli che non si fermano

Nucleare italiano, la storia infinita già finita? Ai posteri l’ardua sentenza, certo è che ad aprire i giornali oggi, all’indomani di quello che potremmo definire un pit stop del Governo, ti stropicci gli occhi più di una volta perché leggi azioni improbabili vedi promuovere le rinnovabili, cambiare rotta sull’atomo, associati a nomi ancora più improbabili. Che sta succedendo a quelli che cambiare idea dopo Fukushima era inimmaginabile?

C’è chi grida alla truffa, vedi IDV, perché il Governo è indubbiamente spaventato dai recenti sondaggi che vogliono oltre il 50% degli italiani incamminarsi a votare di pancia, post indigestione di radiazioni giapponesi, un popolo pericolosamente in marcia verso le urne, cosciente della sua forza democratica che avrebbe messo pure una bella croce sopra al legittimo impedimento. E lasciamo stare l’acqua che in questa vicenda è la più dimenticata, ma non certo la meno vitale.