Bp conferma le trivellazioni in Libia, la politica italiana insorge

di Redazione 3

I timori di qualche giorno fa si sono rivelati fondati, la BP avvierà, entro poche settimane, le prime trivellazioni al largo delle coste libiche. Una situazione che riguarda da vicino noi italiani, visto che il punto in cui si troverà il nuovo pozzo sarà distante solo 500 km dalle coste della Sicilia.

Non appena giunta la notizia in Italia, sono insorti tutti, dalle associazioni ambientaliste alla politica. Persino rappresentanti del Governo, di solito molto “sensibili” ai problemi dei petrolieri, si sono detti preoccupati, come il Presidente della Commissione Ambiente al Senato Antonio D’Alì, peraltro siciliano, il quale ha affermato:

Il problema non è la Bp o la Libia. Il fatto è che il mare non ha confini e se capitano incidenti, che siano in acque nazionali o internazionali, gli effetti si fanno sentire in tutto il Mediterraneo. Considerato che stiamo parlando già di uno dei mari più inquinati dal petrolio di tutto il mondo, le conseguenze di un disastro potrebbero essere irreversibili.

Non ha tutti i torti il capo della compagnia petrolifera libica coinvolto nel progetto quando afferma che non si smette di volare se c’è un incidente aereo, ma qui la preoccupazione riguarda le modalità di sicurezza. Intorno alle coste italiane ci sono un centinaio di trivelle che potrebbero far scoppiare un nuovo disastro in breve tempo, ma le polemiche arrivano solo oggi perché la poca professionalità e la scarsa attenzione alla sicurezza mostrata sulla piattaforma del Golfo del Messico non sono paragonabili alle altre attualmente in funzione.

Bp farà tesoro della nefasta esperienza

hanno dichiarato i responsabili al Financial Times, ma possiamo dormire sonni tranquilli? Visti i disastri, le bugie e quanto ogni giorno si scopre al largo delle coste americane, l’azienda britannica ha perso molti punti nella fiducia del pubblico. Una fiducia che potrebbe crollare del tutto se venisse confermato un sospetto decisamente inquietante. Il progetto infatti risale a 3 anni fa, ma è stato sbloccato solo da pochi giorni dal leader libico Gheddafi, guarda caso proprio poco tempo dopo che Abdelbaset Al Megrahi, un terrorista libico condannato all’ergastolo per l’attentato di Lockerbie del 1988 in cui morirono 259 persone, è stato liberato dalla Scozia per ragioni di salute. Le nubi sulla moralità della BP continuano ad essere sempre più scure.

Fonti: [Ansa; Corriere della Sera]

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