I cibi importati causano malattie

di Redazione Commenta

Il discorso del “mangiare locale” o a chilometro zero spesso è visto come una cosa da ambientalisti per il puro spirito ecologista dell‘inquinare meno. Ed in realtà questo è vero, ma è solo una parte della questione. Consumare prodotti locali infatti non solo evita tonnellate di emissioni dovute al trasporto, ma fa bene all’economia del posto, e soprattutto alla salute. A certificarlo è il Center for Disease Control and Prevention, o CDC, che ha attestato come la metà delle malattie alimentari odierne sono dovute al cibo importato.

Questo centro di controllo americano ha utilizzato il sistema di sorveglianza alimentare avviato nel 2005 per controllare il rapporto tra malattie e cibo, ed ha notato che 39 focolai di epidemia e 2.348 malattie erano direttamente collegabili a cibo non autoctono, di cui circa la metà dei casi comparsi nel periodo 2009-2010.

Le epidemie più comuni riguardavano i frutti di mare (17 focolai), ma molte erano collegate anche alle spezie e peperoni secchi. Il 45% delle epidemie era collegabile al cibo importato dall’Asia. Dunque il dato riguarda anche noi visto che nonostante la nostra ricca agricoltura, continuiamo ad importare tonnellate di cibo ogni giorno dal Continente asiatico.

I motivi possono essere tanti, dai mancati controlli alimentari non fatti a monte a virus e batteri che a migliaia di chilometri di distanza non sono contrastabili dagli anticorpi, magari sviluppati per secoli in quelle terre, ma che noi non abbiamo. Anche se la maggior parte dei casi sarebbero attribuibili a mancanza di igiene con cui vengono spesso prodotti questi alimenti.

Dato che il nostro approvvigionamento alimentare diventa più globale, la gente mangia alimenti provenienti da tutto il mondo, e viene anche esposta a germi provenienti da ogni angolo del pianeta. Abbiamo visto un aumento del numero di epidemie a causa di prodotti alimentari importati negli ultimi anni, e sempre più tipi di alimenti provenienti da altri Paesi provocano epidemie

ha spiegato Hannah Gould, epidemiologa e autrice principale dello studio. Per questo l’invito ai cittadini resta sempre di controllare le etichette alimentari e, quando possibile, preferire sempre il locale.

[Fonte: CDC]

Photo Credits | Thinkstock

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