E se la crisi economica fosse collegata ai cambiamenti climatici?

di Redazione Commenta

Da qualche tempo climatologi, economisti ed ambientalisti hanno cominciato a mettere in relazione l’inizio della crisi economica con le prime prove del riscaldamento globale. Ma per avere una conferma di questa tesi che, a primo impatto, può sembrare bizzarra, bisogna rivolgersi a qualcuno di esterno al campo: uno storico. Così ad analizzare questo paragone ci ha pensato David Zhang, ricercatore dell’Università di Hong Kong, che per capire meglio questo fenomeno ha fatto un salto nel passato per vedere se tutti i periodi che hanno visto un qualche cambiamento climatico potessero corrispondere a periodi di rivoluzione. Ed i risultati sono stati sorprendenti.

Il clima è la causa ultima, e l’economia è la causa diretta, di una crisi umana su larga scala. La questione del cambiamento ambientale è quella che coinvolge la nostra vita quotidiana, come il cibo, salute e risparmio

ha affermato Zhang. In altre parole quando l’economia comincia a scricchiolare, un cambiamento climatico di una certa rilevanza può dare un colpo di grazia ad una situazione già in bilico. In un precedente lavoro aveva scoperto che le guerre che si sono succedute in Cina tra l’anno 1000 ed il 1911 sono state sempre accompagnate da forti oscillazioni della temperatura e condizioni climatiche record. Per questo ha deciso di allargare gli orizzonti ed uscire dal suo Paese per confrontare questi risultati con il resto del mondo.

Zhang ha studiato una serie di fattori economici, agricoli, sociali e culturali di oltre 300 anni di storia europea, analizzando soprattutto come questi fattori cambiano in relazione al clima. Il periodo di riferimento sono stati gli anni tra il 1500 ed il 1800. Il periodo è stato scelto in quanto l’Europa fu attraversata da annate straordinariamente fredde, con alcune che hanno portato le condizioni climatiche a livelli estremi. Per esempio in quel lasso di tempo si registrò la cosiddetta “Piccola Era Glaciale”, il periodo tra 1560 e 1660 in cui la crisi ecologica portò prima ad una crisi sociale e demografica con il dilagare di malattie ed epidemie, carenze alimentari che portarono persino la popolazione ad essere più bassa, e che sfociò in quella che viene chiamata la “crisi generale europea del 17° secolo”.

Tutto ciò accadde perché le condizioni climatiche estreme ridussero l’apporto di cibo, la cattiva alimentazione sfociò nella crisi economica, forse la prima della storia umana, la quale portò inevitabilmente a guerre e migrazioni, tanto che si calcola che nel periodo clou, il 1618, i morti per le guerre furono 20 volte di più che nei precedenti 30 anni.

Ma questo cambiamento, afferma Zhang, ha portato anche qualcosa di buono. L’uomo infatti dovette ingegnarsi per far fronte alle malattie e alla carenza di cibo, e così furono inventate tecnologie avanzate per l’epoca, le quali poi portarono alla rivoluzione industriale che avvenne da lì a un secolo. Per questo, sul finire del ‘700, quando l’oscillazione climatica ritornò a farsi sentire, anche se con temperature inferiori a quelle di 100 anni prima, l’uomo sopportò meglio questo sbalzo.

Analizzando l’epoca più moderna, Zhang afferma che le oscillazioni climatiche sono cicliche, cioè avvengono in continuazione dopo qualche decennio o secolo, e tante ne sono avvenute dal 1800 in poi. Ad esempio, prevede lo storico, se oggi la povertà nei Paesi del Terzo Mondo continua a provocare guerre, il cambiamento climatico in atto ed il numero della popolazione mondiale in crescita non aiutano a risolvere questa situazione e siamo ben lontani dall’uscire dal tunnel.

[Fonte: Livescience]

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