Un filtro multiuso per ripulire l’ambiente dal petrolio

di Redazione Commenta

Una nuova tecnologia di filtraggio, con potenziali applicazioni sia industriali che ambientali, è stata messa a punto da un team di ingegneri della University of Purdue.
Gli studiosi hanno infatti creato un nuovo tipo di membrana che separa i residui di petrolio dall’acqua e che potrebbe essere usato, se perfezionato, per molteplici scopi: come sistema di filtraggio nelle industrie, in natura per ripulire l’ambiente, in mare per depurare le acque dalle sostanze inquinanti.

I ricercatori hanno attaccato il nuovo materiale a un filtro di vetro, comunemente usato nelle ricerche di laboratorio.
La nuova tecnologia ha la peculiare caratteristica di durare più di quanto non facciano già i filtri convenzionali per la separazione di petrolio e acqua. Funziona attirando esclusivamente l’acqua e lasciando nel filtro il petrolio.

Come afferma uno degli autori della sperimentazione che ha portato all’elaborazione del nuovo potente filtro, il professor Jeffrey Youngblood:

Noi prendiamo le miscele di petrolio disperse nell’acqua e le facciamo passare attraverso questi filtri, ottenendo il 98% di risultati positivi nella separazione delle due componenti. Senza modificare il vetro con i nostri speciali filtri il petrolio passa quasi del tutto attraverso il vetro.

La membrana è costituita da uno strato di materiale chiamato polietilene glicole, e da molecole di Teflon, un tipo di fluoro. Quando passano attraverso il filtro, le molecole d’acqua sono attratte dal polietilene glicole e passano attraverso la barriera di Teflon, che arresta invece le molecole di petrolio, funzionando come una vera e propria barriera. Un sistema efficace, dunque, per ripulire le acque contaminate dalle fuoriuscite di petrolio e dagli scarichi di navi e petroliere, come spiega lo stesso Youngblood:

Per ripulire una fuoriuscita di petrolio, per esempio, è possibile far passare l’acqua contaminata attraverso un mazzo di questi filtri per rimuovere completamente il greggio.

I risultati dello studio sono stati pubblicati nel dettaglio sul numero di ottobre della rivista di divulgazione scientifica on-line Journal of Colloid and Interface Science.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.