Energia Italia: aumenta la dipendenza da fonti rinnovabili

di Redazione Commenta

fonti-rinnovabili-energia-italia-rapporto-censis-confindustriaNel periodo dal 2000 al 2008 in Italia il peso percentuale del petrolio sul totale del mix energetico nazionale si è ridotto di oltre otto punti percentuali, passando dal 49,5% al 41,4%, mentre nello stesso arco di tempo il contributo da fonti rinnovabili è passato dal 6,9% all’8,9%.

Sono questi alcuni dati interessanti presenti ne “Il valore sociale dell’industria energetica italiana“, un rapporto a cura del Censis e di Confindustria Energia, presentato a Roma, che hanno fatto il punto sul nostro sistema energetico caratterizzato da ben 118 mila addetti, investimenti al ritmo annuo di almeno 16 miliardi di euro, ed un fatturato pari a ben 230 miliardi.

Dal Rapporto emerge come nel nostro Paese in materia di energia servano politiche di medio e di lungo termine che, altrimenti, metterebbero a rischio lo sviluppo delle energie rinnovabili, ma anche la produzione di energia da fonti tradizionali, a causa delle procedure autorizzative che vengono giudicate farraginose sia a livello nazionale, sia a livello locale; a questa criticità si aggiunge poi quella relativa alla carenza di politiche energetiche di medio e lungo termine che rischia di impoverire l’Italia, anche rispetto agli altri Paesi, dal punto di vista tecnologico e delle competenza, con la conseguenza che l’Italia rischia altresì di diventare un mero importatore di tecnologie e di prodotti. Come evitare allora questo grave rischio?

Ebbene, nel Rapporto Censis – Confundustria Energia viene messo in risalto come serva l’impegno di tutti, sia dei soggetti pubblici, sia di tutti i soggetti della filiera al fine di diffondere una corretta cultura dell’energia che ci garantisca una riduzione del tasso di dipendenza dall’estero in materia di approvvigionamento unitamente ad una maggiore efficienza energetica. Non a caso, per fissare le idee, dal 2000 al 2008 le importazioni nette di energia elettrica sono scese, ma in otto anni di appena lo 0,7% passando dal 5,3% al 4,6% quando invece una buona fetta di questa quota di importazioni si sarebbe potuta ottenere sul mercato energetico interno “spingendo” di più sulle rinnovabili.

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