Continua la protesta degli attivisti di Greenpeace verso Enel in occasione del cinquantenario della nascita dell’azienda. Proprio nel museo multimediale dell’energia, allestito a Roma, in piazza del Popolo, 120 attivisti di Greenpeace provenienti da tutta Europa si sono riuniti per dire “No al carbone”.
E’ stata una protesta pacifica, come sempre avviene quando ci sono di mezzo gli attivisti delle associazioni ambientaliste che non hanno bisogno di “alzare la voce” per farsi sentire: bastano i numeri, i dati raccolti, la verità a parlare. Greenpeace ha voluto ricordare le 366 morti premature che ogni anno avvengono in Italia a causa delle emissioni delle centrali a carbone di Enel con 366 sagome a terra. Questi sono i numeri delle vittime innocenti del carbone, secondo uno studio realizzato dall’istituto olandese indipendente SOMO. Già lo scorso aprile Greenpeace aveva diffuso i dati sugli impatti sanitari, ed economici, dovuti alla produzione da carbone di Enel che interessa il 41% della produzione elettrica totale. Non solo dal 2009 ad oggi nulla è cambiato, ma l’azienda vuole aprire due nuove centrali a carbone. Secondo le stime presentate da una metodologia validata dall’Università di Stoccarda, questo significherebbe 85 casi di morte prematura l’anno. Il danno economico dovuto alla multinazionale che fattura oltre 70 miliardi di euro l’anno ed è attiva in 4 continenti, potrebbe superare i 2,5 miliardi di euro. Per questo, Andrea Boraschi, responsabile dalla campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia, ha ribadito che non c’è alcun compleanno da festeggiare
L’azienda continua ad avvelenare l’Italia con il suo carbone; e continua impunemente a distruggere il clima. Enel è il terzo emettitore assoluto di gas serra in Europa, ben al di sopra della media delle altre aziende elettriche, e di gran lunga il primo in Italia.
Secondo stime dell’associazione ambientalista, ogni secondo Enel produce oltre una tonnellata di CO2 solo in Italia.
In occasione dei negoziati sul clima di Doha, Greenpeace chiede a Enel di
Ritirare ogni nuovo progetto di centrale a carbone, di dimezzare la produzione realizzata con quella fonte entro il 2020 e di azzerarla entro il 2030.
[Fonte e foto: Greenpeace]