Particolato fine, in Europa 467 mila morti premature in un anno

di Redazione Commenta

Uno studio dell'Agenzia Europea dell’Ambiente evidenzia i rischi per la salute che derivano dall'esposizione al particolato fine. Situazione particolarmente difficile nelle grandi aree urbane europee.

Particolato
La qualità dell’aria nelle città europee è progressivamente migliorata negli ultimi 15 anni. Allo stesso tempo però una percentuale molto elevata dei cittadini europei è ancora esposta a livelli di inquinamento atmosferico particolarmente elevati e ritenuti dannosi per la salute. L’esposizione ad alti livelli di particolato (PM10 e PM2,5) resta un problema irrisolto delle grandi aree urbane europee con situazioni difficili registrate in molti paesi inclusa l’Italia. Una questione non solo ambientale ma che si trasferisce direttamente sulla qualità della vita e sulla salute dei cittadini generando centinaia di migliaia di morti premature ogni anno. Sono questi alcuni dei dati chiave contenuti nel rapporto “Air quality in Europe – 2016” presentato nelle scorse ore dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA).

L’esposizione all’inquinamento atmosferico

Il rapporto dell’AEA è stato redatto sulla base dei dati raccolti dalle stazioni di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico distribuite in tutta Europa. Il campione analizzato include anche i dati di circa 400 aree urbane che per evidenti ragioni sono spesso caratterizzata da una bassa qualità dell’aria.

Analizzando in particolare i dati del periodo 2012-2014, emergono cifre abbastanza preoccupanti sul livello di esposizione dei cittadini europei ad agenti inquinanti. Si stima in particolare che una percentuale tra l’85 ed il 91% della popolazione sia stato esposto a concentrazioni di particolato fine PM2,5 superiore ai livelli di sicurezza fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO air-quality guidelines). Il livello di esposizione scende tra l’8 ed il 12% se si considerano invece i livelli fissati dalle norme europee.

La situazione è leggermente migliore per quanto riguarda il particolato di maggiore dimensione (PM10). In questo caso si stima che una percentuale compresa tra il 50 ed il 63% degli europei sia stata esposta a livelli superiori a quelli fissati dal WHO, una percentuale che scenda a valori tra il 16 ed il 21% considerando le normative comunitarie.

Il particolato è però solo uno dei componenti di quello che comunemente chiamiamo inquinamento atmosferico. Il rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente prende in considerazione diversi altri inquinanti ed in particolare:

  • Ozono (O3): Nel periodo esaminati fino al 96/98% della popolazione UE è stata esposta a livelli superiori rispetto a quelli fissati dal WHO.
  • Diossido di azoto (NO2): L’esposizione a livelli superiori alla raccomandazioni WHO è stimata tra il 7 ed il 9%.
  • benzo[a]pirene (BaP): Secondo i calcolo dell’AEA una percentuale molto elevata compresa tra l’88 ed il 91% dei cittadini europei è stata esposta a livelli superiori rispetto ai limiti di sicurezza fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
  • Anidride solforosa (SO2): per questo inquinante è stata stimata una esposizione tra il 35 ed il 49% della popolazione a valori eccedenti i limiti di sicurezza definiti dal WHO.

Effetti del particolato fine in Europa

Come ormai ben documentato nelle letteratura scientifica, l’esposizione ad alti livelli di inquinamento atmosferico ha effetti negativi di lungo termine sulla salute umana. Il rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente entra in questo complesso aspetto proponendo due tipi di elaborazioni. L’Agenzia ha anzitutto stimato il numero di morti premature che ogni anno sono legate al particolato fine e ad altri componenti dell’inquinamento atmosferico. Inoltre è stato stimato il numero di anni di vita persi in Europa per effetto dell’esposizione dei cittadini all’inquinamento dell’aria. Entrambi i dati non mancano di aspetti preoccupanti.

Con riferimento ai valori registrati nel 2013, l’AEA stima che in Europa il particolato fine sia causa di 467 mila morti premature in un anno. Di queste 436 mila si verificano nei 28 paesi dell’Unione Europea. L’Italia si trova in una posizione molto difficile con una stima di 66.630 morti premature che la pone al secondo posto dopo la Germania (73.400). Una situazione difficile è anche quella delle Polonia dove sono state stimate 48.270 morti premature ricollegabili al PM2,5. Come si può osservare nella mappa che apre questa guida, proprio in Polonia ed in misura minore in Pianura Padana si registrano alcuni dei valori più alti di particolato fine (dati del 2014).

L’esposizione al diossido di azoto è invece causa di 71.000 morti premature in Europa (68.000 nella UE). In Italia si stima che a questo inquinante siano riconducibili 21.040 morti premature, il dato peggiore tra tutti i paesi esaminati.

Per quanto riguarda invece l’ozono, l’AEA stima circa 17.000 morti premature in un anno di cui 16 mila in UE. Anche in questo caso l’Italia con 3.380 morti premature registra il peggiore dato europeo.

Persi più di 5 milioni di anni di vita

Come dicevano l’AEA ha preso in considerazione anche il numero di anni di vita persi per effetto dell’inquinamento atmosferico. L’agenzia stima che in un anno in Europa si sino persi 4,98 milioni di anni di vita per gli effetti dell’esposizione al particolato fine. A questi si aggiungono 756 000 anni persi per il diossido di azoto e 192 000 anni persi per l’ozono.

In Italia la sola esposizione al particolato fine fa perdere secondo le stime AEA 695.500 anni di vita, più di 4 giorni in media per ogni italiano.

Situazione in miglioramento

A fronte di dati comunque preoccupanti, il rapporto dell’AEA sottolinea anche come la qualità dell’aria in Europa sia migliorata in maniera evidente nel corso degli anni. L’Agenzia segnala ad esempio come la concentrazione di PM10 sia diminuita di un quarto rispetto ai valori del 2000. Un percorso simile è stato registrato anche per il particolato fine mentre per gli ossidi di zolfo (SOx) l’abbattimento delle concentrazioni è stato dell’ordine del 70%.

Il rapporto “Air quality in Europe – 2016” può essere scaricato dal sito dell’Agenzia Europea dell’Ambiente.

Photo Credits: European Environment Agency

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