Piante carnivore, curiosità e leggende. Intervista all’esperto AIPC Giulio Pandeli (I)

di Redazione 1

piante carnivore intervista Torniamo a parlare di piante carnivore, approfittando della disponibilità e della cortesia di Giulio Pandeli, coordinatore dei progetti conservazione dell’Associazione Italiana Piante Carnivore (AIPC). Tempo fa avevamo pubblicato un articolo sulle piante carnivore, molto rare nel nostro Paese, ma vendute soprattutto nel periodo estivo come rimedi naturali per zanzare e formiche. Attraverso questa intervista vogliamo eliminare ogni dubbio e dare solo notizie e informazioni vere sulle piante carnivore, piante così affascinanti quanto sconosciute.

Le piante carnivore suscitano molta curiosità per le loro trappole cattura insetti. Come funzionano realmente?

Le molteplici strategie di cattura messe a punto da questi straordinari gioielli del regno vegetale si dividono in quattro gruppi:  trappole adesive (foto 1) , trappole a scatto, trappole ad aspirazione (foto 2) e trappole ad ascidio, tutte derivate da complesse modificazioni strutturali e morfologiche delle foglie stesse.

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Le trappole adesive posseggono foglie o talvolta fusti ricoperti da numerose ghiandole che le prede scambiano per gocce di rugiada rimanendone dapprima immobilizzate e, successivamente, digerite attraverso appositi enzimi. Alla categoria delle trappole a scatto appartiene invece la famosa Venere acchiappamosche Dionaea muscipula, sicuramente la pianta carnivora per eccellenza (foto 3) e Aldrovanda vesiculosa, sua cugina acquatica (foto 4, su gentile concessione di Andrea Amici, socio AIPC). Entrambe possiedono caratteristici recettori sensitivi posti sul lato interno delle due valve a forma di tagliola, capaci di rispondere alle stimolazioni tattili derivanti dagli insetti. In Dionaea muscipula si assiste a una veloce variazione della plasticità cellulare delle pareti, portando cosi le due parti della trappola a serrarsi in maniera repentina.

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Queste piante necessitano di un habitat specifico, riescono a crescere nel nostro Paese?

Molte di queste piante comunemente reperibili nei vivai tra cui la famosa Venere acchiappamosche sono facilmente coltivabili all’aperto tutto l’anno. Necessitano infatti di una periodo di riposo invernale in cui le temperature devono rimanere al di sotto dei dieci gradi, sopportando discretamente anche brevi gelate. Fanno eccezione le specie tropicali per le quali sarebbe preferibile ripararle in casa, magari davanti a una postazione molto luminosa e lontana dai termosifoni.

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La presenza di piante carnivore in vasi o in terreno può alterare l’ambiente per le altre piante?

Essendo piante provenienti da habitat e ambienti molto particolari, vengono coltivate quasi esclusivamente in vaso.  Non creano ovviamente danni alle piante adiacenti,  sebbene potrebbero soffrirne la loro diretta competizione per lo spazio, la luce e altri fattori.

Sono davvero efficaci come rimedi per zanzare e formiche?

 Le piante carnivore non rappresentano purtroppo uno dei rimedi naturali contro gli insetti domestici. Occasionalmente una zanzara fuori strada puo’ venire di tanto in tanto catturata, ma le piante carnivore non riusciranno mai ad intaccarne un’invasione e anzi, peggioreranno esponenzialmente il problema. La loro coltivazione richiede infatti una continua presenza di acqua nei sottovasi, facendoli diventare spesso ottimi luoghi di sviluppo per le larve di zanzara stesse.

Grazie infinite per la sua disponibilità, la redazione e i lettori di Ecologiae le sono grati!

Vi invitiamo a tornare venerdì per la seconda parte dell’intervista sulle piante carnivore a Giulio Pandeli.

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