Sindrome di Quirra: intervista a Stefano Deliperi, presidente del Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra

di Redazione 4

Una nuova ondata di attenzione mediatica sull’annoso nodo della contaminazione ambientale della base militare nel Salto di Quirra, in Sardegna, fa seguito ai recenti riscontri dei servizi veterinari delle Asl di Cagliari e Lanusei, che hanno registrato un tasso elevato di malformazioni tra gli agnelli degli ovili vicini al poligono interforze nonché un picco dei casi di leucemia e linfomi fra i pastori dell’area.

Ecologiae segue con interesse e preoccupazione l’evolversi della vicenda. Per saperne di più, abbiamo contattato Stefano Deliperi, presidente del Gruppo d’Intervento Giuridico e di Amici della Terra, associazioni impegnate da anni, tra le altre attive sul territorio, a lottare affinché si faccia chiarezza sull’eventuale relazione tra le attività militari e l’incremento di tumori tra i pastori e malformazioni tra gli animali.

C’è una questione Quirra, in corso da anni. il Gruppo d’intervento giuridico ed Amici della Terra sono due tra le associazioni ecologiste che si battono da tempo per vederci chiaro sull’aumento di tumori e malformazioni nell’area vicina al poligono sperimentale e di addestramento interforze. Si ipotizza una relazione tra l’incremento dei casi ed il rilascio di contaminanti come l’arsenico, il tungsteno ed altri metalli pesanti, durante le esercitazioni militari. Un sospetto concreto, il vostro. Ci racconti da cosa è partita la vostra mobilitazione ed il vostro interesse sul caso.

Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico si occupano da parecchi anni della vicenda dello “strano” inquinamento di Quirra grazie a segnalazioni pervenute a suo tempo da parte di escursionisti che avevano raccolto informazioni locali.

I servizi veterinari delle Asl di Cagliari e Lanusei hanno di recente documentato un tasso elevato di malformazioni tra gli agnelli degli ovili vicini al poligono ed un picco dei casi di leucemia e linfomi fra i pastori di Quirra. Si tratta di risultati parziali, insufficienti a provvedimenti definitivi. Le analisi programmate procedono a rilento, malgrado si tratti di questioni di primaria importanza come lo sono senz’altro la salute dei cittadini e la tutela ambientale. Come si spiega questi imperdonabili ritardi nelle procedure di accertamento?

Penso che i ritardi nei monitoraggi ambientali ed epidemiologici siano dovuti alla scarsa volontà politica nel conseguimento dei risultati.

Nel 2003 gli accertamenti nell’area l’Asl di Cagliari hanno escluso la contaminazione da uranio impoverito, ma i cittadini continuano ad ammalarsi. La contaminazione di altri metalli pesanti è stata invece appurata. C’è, secondo Lei, una tendenza diffusa a sminuire il ruolo di altri inquinanti altrettanto deleteri per l’organismo umano ed animale nonché per l’ambiente? Pensiamo all’arsenico, ad esempio, in Italia sarebbe ancora soggetto a mille proroghe e senza rischi conclamati per la salute, se non fosse che l’Europa ha una visione ben più rigida, a giusto titolo, sulla gestione delle acque potabili.

Oltre all’accertata presenza di metalli pesanti (es. arsenico, ecc.), ormai sto arrivando all’ipotesi che il Poligono Sperimentale Interforze esistente sul posto ovvero aree contigue possano esser state utilizzate anche fuori dal controllo delle Autorità militari e civili nazionali per attività non istituzionali (es. stoccaggio rifiuti). Sono tuttora poco chiare le attività di monitoraggio ambientale ed epidemiologico svolte finora e fanno supporre anche ipotesi simili.

Si può parlare oggi di sindrome di Quirra? Ne parlano solo gli ecologisti o i comitati cittadini in protesta, o ci sono piuttosto anche conferme dal mondo scientifico?

Si può parlare di “sindrome di Quirra” nel senso che si tratta di un inquinamento piuttosto “strano”, del quale ancora non si conoscono con certezza le cause. Ne parlano gli ecologisti, ma ne parlano – soprattutto – le indagini scientifiche condotte da esperti come la dott.ssa Antonietta Morena Gatti, direttrice del Laboratorio dei biomateriali dell’Università di Modena ed uno dei maggiori esperti in materia di nanopatologie. Particelle infinitesimamente piccole (le nanoparticelle) di materiali esplodenti e di metalli, quali il tungsteno, possono provocare tumori gravissimi e, forse, malformazioni.

Cosa chiedete alle istituzioni?

Chiediamo che sia fatta finalmente chiarezza, una volta per tutte, sulle cause di questo “strano” inquinamento e siano adottati i conseguenti provvedimenti per il risanamento ambientale e sanitario.

Il valore di una vita è inestimabile, ma se la relazione tra il poligono e i tumori venisse accertata dovrà pur saltare qualche testa, lo Stato sarà chiamato a risponderne, non crede? C’è il timore che il caso si trasformi a quel punto nell’ennesimo processo a tempo indeterminato, con tante vittime e poca giustizia?

Naturalmente ci sono delle responsabilità che, allo stato, non posso conoscere. Mi auguro che non diventi un nuovo caso Ustica.

[Foto homepage: Caffenews.it]

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