Vediamo oggi qual è il programma ambientale del candidato premier Silvio Berlusconi che continua a perdere consensi di settimana in settimana sui Social: su Twitter in soli 7 giorni ha perso 4.656 follower a differenza degli altri candidati che aumentano sensibilmente i loro possibili elettori.
Silvio Berlusconi
Gas o nucleare? Uno dei due in Italia è di troppo
Vista l’amicizia tra Berlusconi e Putin, rimarcata in maniera molto colorita in questi giorni da Wikileaks, gli investimenti in Italia negli ultimi anni sul gas proveniente dalla Russia sono stati molti. In futuro si calcola che raddoppieranno. Ma vista anche l’insistenza di Berlusconi nella costruzione delle centrali nucleari, anche attraverso di esse l’energia italiana potrà aumentare. E’ vero che l’Italia ha un alto fabbisogno di energia elettrica, ma tra 10 o 20 anni, quando le centrali saranno completamente costruite ed il South Stream (gasdotto Italia-Russia) sarà completato, ci ritroveremo nella situazione paradossale di avere di più, molto di più, di quanto ci serve.
Ma facciamo un po’ di calcoli. Oggi in Italia si consumano, secondo i dati pubblicati questa mattina dal quotidiano Repubblica, 320-330 terawattore di elettricità. Per la gran parte sono prodotti dal gas (30-35 miliardi di metri cubi). Ma secondo i piani del Governo, tra il progetto South Stream e l’apertura dei gasdotti di Rovigo, Livorno, Porto Empedocle, Trieste e Panigaglia, si aggiungeranno altri 35 miliardi di metri cubi. In pratica si raddoppierà il gas a disposizione dell’Italia, già superando il fabbisogno attuale.
Rifiuti, bombe a Napoli e roghi a Palermo
I 10 giorni promessi da Berlusconi sono finiti, e la situazione è peggiorata. Nella giornata di ieri 3 bombe a mano sono state trovate nascoste tra i rifiuti di Napoli. Per fortuna sono state disinnescate, evitando una strage che era in programma per questa notte. L’intento era chiaro, creare quanto più caos possibile (come se già non ce ne fosse) perché allo scontento dei cittadini si mescolano sempre le “teste calde”.
Cava Vitiello è momentaneamente bloccata, cava Sari è limitata, e Napoli e provincia sono sommerse da migliaia di tonnellate di rifiuti. Per tentare di risolvere la situazione, il Governo ha dato pieni poteri al presidente della Regione, Stefano Caldoro, il quale ha immediatamente deciso la cancellazione delle discariche di Terzigno, Andretta e Serre, ed avviato nuovi progetti per gli inceneritori (probabilmente uno a Salerno ed uno a Napoli). Fino ad allora però i rifiuti dovranno essere trasportati altrove. Il problema è proprio questo: dove?
Rifiuti, la protesta di Terzigno si scarica su Napoli
Le proteste, i roghi e la guerra civile sfiorata a Terzigno cominciano ad avere effetti devastanti sul resto dell’area vesuviana. Nonostante Berlusconi continui a predicare che tra 3 giorni tutto sarà tornato alla calma, ne è passato già uno e pare che si vada di male in peggio.
Chi di certo non se la passa bene è Napoli, dove da settimane i rifiuti hanno ripreso a fare capolino anche tra le vie del centro, e dove si calcola che si accumulino qualcosa come 500 tonnellate al giorno in mezzo alle strade. Attualmente stiamo sfiorando le duemila tonnellate, e sicuramente questa soglia sarà superata entro la notte.
Rifiuti Terzigno, la Ue ammonisce l’Italia e Berlusconi promette un nuovo miracolo
Bandiere date alle fiamme, autobus e camion in fumo, Terzigno sembra sede di un campo di battaglia. E forse è proprio di questo che si tratta. La popolazione si lamenta dell’inefficienza dello Stato e dei media che omettono la verità, dando voce quasi esclusivamente al Governo e non alle migliaia di abitanti che non vogliono una discarica sotto casa.
In questa confusione interviene l’Unione Europea che ha definito la situazione “seria” e, tramite il portavoce del commissario all’ambiente, Janez Potocnik, fa sapere che auspica che le autorità italiane
risolvano la questione il più presto possibile ed in maniera adeguata. Si possono scordare di vedere sbloccare i 145 milioni di euro di fondi europei attualmente congelati dalla Commissione europea.
Nucleare, niente più centrali in Usa perché troppo costose
Secondo il nostro Premier Silvio Berlusconi, il futuro dell’energia italiana è il nucleare perché non emette CO2 ed è efficiente. Così la pensavano anche negli Usa dove la Nuclear Regulatory Commission (la commissione che prendeva decisioni sulle centrali nucleari) aveva chiesto di costruire 28 nuovi reattori. Ma la crisi economica, la mancanza di fondi, e probabilmente anche la presenza più massiccia rispetto al passato delle energie rinnovabili, hanno ribaltato questa visione ed il Congresso ha detto no: le nuove centrali nucleari non le vogliamo.
Il Dipartimento per l’Energia ha sostenuto che il progetto è talmente rischioso che le società coinvolte saranno costrette a pagare una tassa troppo elevata o fornire altre assicurazioni di rimborso se vogliono ottenere i permessi per la costruzione. Constellation Energy, la società a cui fanno capo alcuni degli investitori, ha affemato che la richiesta del Governo è stata “eccessivamente onerosa”.
Rifiuti, a Napoli l’emergenza torna evidente
Diciamo la verità, nessuno aveva mai creduto davvero alle parole di Berlusconi il quale affermava che l’emergenza rifiuti a Napoli era stata risolta. Ora però negare l’evidenza non è più possibile. Finora infatti il Governo se l’era cavata togliendo le telecamere dalle periferie, dove i rifiuti sono rimasti intatti come dei monumenti almeno dal 2006, ed eliminando l’immondizia solo dal centro, dove le telecamere non potevano essere tolte.
Ma ora anche lì, davanti alle scuole, ai negozi e ai locali chic, la puzza comincia a diventare insopportabile. Il nuovo anno scolastico in quel di Napoli (ma non solo lì) è a rischio, visto che ormai negli istituti non si può più entrare. Il motivo? I cumuli d’immondizia sono talmente tanti che hanno addirittura bloccato gli ingressi e le finestre delle scuole.
Bungalow a Villa Certosa si faranno grazie a Piano casa, Verdi protestano
Ci risiamo. Grazie al piano casa Sardegna, quei bungalow abitativi a Villa Certosa (Porto Rotondo) tanto cari al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si faranno. Lo riporta oggi il quotidiano
Guerra delle trivelle in Italia tra petrolieri e popolazione. Chi la spunterà?
In Italia c’è sempre stato un conflitto di classe dalla notte dei tempi. Ma nella classica “guerra” tra poveri, in quella tra poveri e ricchi, tra destra e sinistra e le tante altre si frappone un nuovo scontro, quello tra il “partito del petrolio” e quello dell’ambiente. Secondo coloro che portano il vessillo dell’oro nero, trivellare in Italia è un business inevitabile. Perché comprare petrolio dall’estero se ce l’abbiamo sotto il nostro stesso terreno, si chiedono. E soprattutto, perché in un momento di crisi non si può puntare su un settore che crea migliaia di posti di lavoro?
Peccato che però, andando ad indagare, non sembra così tutto rose e fiori. Da una parte abbiamo gli imprenditori del petrolio (guai a chiamarli “petrolieri”), che sostengono una possibile convivenza tra ambiente e trivelle, con spiagge che non verrebbero deturpate da questi enormi macchinari in lontananza, e la gente che si fa il bagno tranquillamente come se davanti a sé ci fosse solo l’orizzonte, e dall’altra l’Europa che considera le acque italiane tra le più sporche del Continente.
Ddl intercettazioni: se passa così favorisce le Ecomafie
Ultimamente il Governo italiano sta prendendo un po’ troppe decisioni che vanno contro la salute ambientale, e purtroppo per questo motivo viene spesso ospitato sulle nostre pagine. Questa volta a far insorgere il mondo dell’ecologia è il nuovo disegno di legge sulle intercettazioni che, stando alle ultime novità, dovrebbe passare la votazione con le norme orribili volute da Berlusconi che di fatto le aboliscono.
Detta così può sembrare solo una questione politica. Ma quando saltano anche le intercettazioni riguardanti gli eco-reati, allora il problema prende una svolta verde. Ne è convinto Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, il quale nella giornata di ieri ha tuonato nei confronti del provvedimento che sta dividendo l’Italia.
Volete sapere come sarà l’Italia dopo il nucleare? Guardate il Niger
Berlusconi continua a sostenere che il nucleare è sicuro, ma per avere una fotografia di quella che sarà la situazione ambientale dopo che le centrali nucleari entreranno in funzione, basta dare un’occhiata a quello che avviene oggi in Niger, denuncia Greenpeace.
L’associazione ambientalista, in collaborazione con il laboratorio indipendente Criirad e la rete di ong Rotab, ha effettuato uno studio per valutare la situazione della radioattività ad Arlit e Akokan, le due città del Niger in cui sono presenti le miniere di uranio e le centrali nucleari di Areva, la società francese con cui l’Italia ha stipulato l’accordo per la costruzione delle nostre centrali. Ebbene, tirando le somme, non c’è da dormir sonni tranquilli.
La Ue boccia ancora la scelta italiana: “il nucleare non è fonte rinnovabile”
Il Governo italiano le sta provando tutte per far accettare il ritorno al nucleare come uno sforzo per creare delle energie rinnovabili. I proclami di Berlusconi e ministri convincono poco in Italia, e per nulla all’estero, tanto che oggi la Commissione Europea che si occupa di vigilare sul rispetto degli obiettivi comunitari, ha ribadito che il nucleare non è una fonte rinnovabile.
Le fonti rinnovabili, spiega il commissario europeo Marlene Holzner
sono solo quelle derivanti da sole, vento, biofuel e biomasse. Quando parliamo di energie rinnovabili non parliamo mai di nucleare.
Una posizione precisa che contrasta con i proclami del partito del nucleare, il quale sostiene che questa è una scelta obbligata per l’Italia per rientrare nei parametri europei. L’obiettivo, a livello comunitario, è di raggiungere, tra le altre cose, il 20% di fabbisogno energetico totale coperto dalle rinnovabili entro il 2020. Il Governo Berlusconi sperava di raggiungere almeno il 5% di tale fabbisogno con il nucleare, ma vista la posizione presa dalla Commissione, questo sforzo non servirà a nulla.
Summit di Copenaghen: riassunto del quinto giorno
Il summit di Copenaghen comincia a decollare. Grazie alla collaborazione del Parlamento di Bruxelles che ha fornito un grosso aiuto al vertice, si può dire che il congresso è finalmente incanalato verso la strada giusta dell’accordo. Anche se ancora bisognerà lavorarci su.
La mano è venuta prima di tutto sull’accordo sul taglio delle emissioni. Il Parlamento Europeo ha per ora bocciato l’ipotesi del “ritorno al vecchio”, e cioè il taglio del 20% entro il 2020, e ha lasciato come unico obiettivo il 30%, come voluto dalla Francia. E’ ancora poco per i Paesi poveri che chiedono almeno il 40%, ma vista la situazione attuale crediamo sia sufficiente. Il secondo spunto arriva dal lato economico: i Paesi europei hanno deciso volontariamente quanto stanziare per il fondo comune da destinare ai Paesi in via di sviluppo. Ieri la Francia chiedeva di raccogliere almeno 1,8 miliardi di euro all’anno fino al 2012. La Svezia 2 miliardi. Alla fine la generosità dei Paesi europei è arrivata a contare ben 2,4 miliardi di euro, meglio del previsto.
65 capi di Stato e di Governo hanno già aderito ai colloqui di Copenaghen. Indovinate chi manca?
Sessantacinque capi di Stato e di Governo hanno confermato che saranno presenti al convegno del prossimo mese sul clima organizzato dall’ONU a Copenhagen, il quale (ci si augura) porterà un forte impegno politico per un nuovo trattato per combattere il riscaldamento globale.
Anche se le speranze di raggiungere un accordo giuridicamente vincolante sembrano diminuire, l’incontro del 7-18 dicembre per i colloqui sul clima in cui sono stati invitati 191 leader si farà, ed in molti si sono già impegnati a non farlo fallire.
La conferenza di Copenaghen è stata inizialmente organizzata per i ministri dell’ambiente, ma ora la scena è pronta per un vertice, anche se non è ancora chiaro se il presidente Usa Barack Obama sarà presente. E non lo è nemmeno per il presidente italiano, Silvio Berlusconi, il quale si è sempre detto contro qualsiasi accordo vincolante, ed è tra i pochi in Europa a remar contro. Sicura invece la presenza della Ministra Prestigiacomo.