Nucleare, niente più centrali in Usa perché troppo costose

di Redazione 1

Secondo il nostro Premier Silvio Berlusconi, il futuro dell’energia italiana è il nucleare perché non emette CO2 ed è efficiente. Così la pensavano anche negli Usa dove la Nuclear Regulatory Commission (la commissione che prendeva decisioni sulle centrali nucleari) aveva chiesto di costruire 28 nuovi reattori. Ma la crisi economica, la mancanza di fondi, e probabilmente anche la presenza più massiccia rispetto al passato delle energie rinnovabili, hanno ribaltato questa visione ed il Congresso ha detto no: le nuove centrali nucleari non le vogliamo.

Il Dipartimento per l’Energia ha sostenuto che il progetto è talmente rischioso che le società coinvolte saranno costrette a pagare una tassa troppo elevata o fornire altre assicurazioni di rimborso se vogliono ottenere i permessi per la costruzione. Constellation Energy, la società a cui fanno capo alcuni degli investitori, ha affemato che la richiesta del Governo è stata “eccessivamente onerosa”.

Ma non è questo l’unico progetto bloccato. Gli aspiranti costruttori di sette reattori in tutto il Paese hanno rinviato i loro progetti, nei mesi scorsi. J. Scott Peterson, portavoce dell’Istituto per l’Energia Nucleare, gruppo commerciale del settore, ha detto che la “pausa” nella costruzione dei piani nucleari si riflette in altri progetti industriali.

E’ principalmente a causa della situazione economica

ha detto. Un fattore fondamentale è l’atteggiamento prudente sia dell’industria che del Governo nei confronti del crollo della domanda di energia elettrica, che ha raggiunto il picco nel 2007. Nel 2009, la domanda è diminuita di oltre il 4%, ed anche se nel 2010 sarà superiore rispetto all’anno scorso, non raggiungerà mai i livelli del 2007.

Il crollo del prezzo del gas naturale ha reso l’energia nucleare meno competitiva. L’anno in cui la recessione è iniziata, il 2008, vedeva l’unità standard di gas naturale, un milione di unità termiche inglesi (BTU), venduta per una media di 7,96 dollari l’una. Lo scorso anno la stessa quantità di gas costava solo 3,71 dollari, secondo i dati preliminari dell’Energy Department, e per i primi sei mesi di quest’anno il costo è salito a 4,43 dollari.

Altre aziende hanno esaminato l’opportunità di costruzione di nuovi reattori nucleari e hanno deciso di aspettare. Nel mese di settembre, Exelon, il più grande operatore nucleare negli Stati Uniti, ha fatto un passo indietro da un piano per costruire un impianto di reattore a doppia unità in Texas e ha deciso di chiedere semplicemente l’approvazione per il sito, rinviando la decisione sulla costruzione.

Exelon ha spiegato di aver bisogno che i prezzi del gas naturale raggiungano circa 8 dollari per milione di BTU (quasi il doppio del prezzo di oggi) e una tassa sul carbonio di 25 dollari la tonnellata per rendere il progetto economicamente valido. Altri due programmi in Florida, della Progress Energy e FPL, hanno rallentato i loro progetti. E così anche in Missouri e Maryland.

Michael Mariotte, direttore esecutivo del gruppo antinucleare Nuclear Information and Resource Service, ha previsto che Constellation e l’industria nucleare non faranno mai più ripartire i programmi di costruzione di nuove centrali per il più semplice dei motivi:

I reattori nucleari non hanno alcun senso economico.

E allora che senso hanno i progetti del Governo italiano di continuare su questa via?

Fonte: [New York Times]

Commenti (1)

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