Anche le emissioni di CO2 sulle etichette alimentari

di Redazione 1

Le etichette sui prodotti alimentari rappresentano un’ancora di salvezza nel mare di merci che inonda, ogni giorno, gli scaffali dei supermercati. Il consumatore, infatti, grazie all’etichetta può conoscere meglio il prodotto che intende acquistare e scegliere quello che più si addice alle proprie esigenze. Sulle etichette sono contenute molte informazioni utili tra cui gli ingredienti, la scadenza, la tabella nutrizionale, l’azienda produttrice e il lotto di appartenenza.

Negli ultimi anni, inoltre, ha assunto sempre maggiore importanza la tracciabilità del prodotto e dal 2003 è entrato in vigore il decreto legislativo 306/02 che dispone, soprattutto per il comparto ortofrutticolo, l’obbligo di indicare la provenienza delle merci. Con la crescente attenzione alle problematiche ambientali è emersa la volontà di aggiungere sulle etichette anche l’impatto ambientale delle merci, in termini di anidride carbonica emessa per la produzione del prodotto.


È quanto ha deciso di fare il gruppo francese Casino che, sui prodotti alimentari a marchio venduti nei propri supermercati, ha iniziato ad indicare le emissioni di CO2 che si verificano lungo tutto il ciclo di vita delle merci. Il calcolo della quantità di anidride carbonica, effettuato dal Bio Intelligence Service e convalidato dall’Agenzia pubblica per l’ambiente e l’energia (Ademe), prende in considerazione le materie prime, l’imballaggio, il trasporto e la distribuzione delle merci. Secondo i dati emersi, una confezione di conserva di frutta o verdura produce 225 g di CO2 se il prodotto viene dalla Francia, 235 g se arriva dall’India e ben 305g se proviene dall’Ucraina.

Il gruppo francese Casino non è stato il primo a decidere di indicare sulle etichette le emissioni di anidride carbonica. Dallo scorso maggio, infatti, in Inghilterra la catena di supermercati Tesco sta facendo altrettanto. In Italia, la questione è stata sollevata, alla fine del 2007, da Susanna Cenni, allora assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, che propose di aggiungere, sulle etichette, alle tradizionali informazioni anche quella riguardante il costo ambientale dei prodotti.

Le nuove etichette alimentari rappresenterebbero uno strumento importante nelle mani del consumatore che diventerebbe consapevole delle proprie scelte anche in termini di impatto ambientale del prodotto. C’è chi richiede anche l’arrivo dell’indicazione, sempre sulle etichette, della quantità di CO2 che si preveda verrà emessa per l’utilizzo del prodotto da parte del consumatore. Richiesta eccessiva? Staremo a vedere.

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