Sol Invictus, l’auto da corsa completamente ecologica

di Redazione 1

Lo sport che sicuramente più di tutti comporta danni al nostro ambiente è la formula uno. Centinaia di chili di carburante vengono bruciati in meno di due ore, chili di carbonio che si sprigiona dalle parti usurate dell’auto e dalle gomme vanno ad ingrossare il buco dell’ozono, e a peggiorare la situazione ambientale.

In America hanno trovato la soluzione: la corsa delle auto solari (North American Solar Challenge) che si terrà tra il 13 e il 22 luglio prossimi. La gara automobilistica più ecologica del mondo vedrà coinvolti 24 studenti americani dal Texas al Canada, che si daranno battaglia a colpi di pannelli solari.


Per entrare nel merito della corsa, essa sarà una gara su circuiti pubblici, un pò come il rally, e non su pista, sarà lunga 2.400 miglia (oltre 3.800 km) che si snoderanno tra il Nebraska e il South Dakota.
L’ultima edizione è stata vinta dalla PrlSum Team nel 2005, che percorse gli oltre 2.600 km di distanza che separano Austin (Texas) da Calgary (Canada) in sole 71,5 ore. Quest’anno la PrlSum si ripresenta con un nuovo modello di macchina fotovoltaica, la “Sol Invictus”, progettata dall’ingegnere Sarah Kelly, del Minnesota, che promette un replay della vittoria.

La costruzione della vettura di quest’anno è stata una sfida, perchè l’organizzazione è stata rivoluzionata, soprattutto per migliorare la sicurezza. E’ stato difficile reperire i pezzi e costruire un sistema elettrico funzionale, ma ora sembra tutto apposto. Wade Johanns, ingegnere aerospaziale, ha ammesso che è stato divertente lavorare per quest’auto, perchè alla fine lui passa tutto il giorno a lavorare con le fibre di carbonio. E il suo lavoro è stato davvero duro, considerando che il guscio della Sol Invictus è fatto di un materiale super-leggero, ma al tempo stesso super-forte.

A tutto questo si sono dovute aggiungere conoscenze sulle tecniche classiche di costruzione di un auto, come le tecniche si sospensione per ridurre al minimo il consumo delle gomme, l’aerodinamica, e tutto il know how che solo un ingegnere meccanico può conoscere. Per questo il team ha creato la sua base vincente proprio sul mix giusto di diversi ambiti del sapere, aggiungendo ai due ingegneri prima citati anche Michael Staffen e il pilota dilettante Matt Martin, nonchè studente di ingegneria aerospaziale. Ma lo spirito della gara alla fine non può essere solo sportivo, ma soprattutto si deve basare sul messaggio che questi giovani vogliono lanciare al mondo intero, e cioè che anche con l’energia pulita si possono ottenere le stesse prestazioni delle auto inquinanti. Un duro colpo per i petrolieri, ma un punto a favore del pianeta.

Commenti (1)

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