Crisi economica? No, rivoluzione ecologica

di Redazione Commenta

Il tema di questa settimana, ormai s’era capito, è il dibattito tra chi è pro e chi è contro le regole ecologiche per salvare il pianeta. Un recente studio portato avanti da alcuni ricercatori inglesi, guidati da Angus McCrone, redattore capo alla London-based New Energy Finance Ltd., ha indicato le vie da seguire per uscire da questa fase di recessione economica, e la maggior parte di esse sono, guardacaso, ecologiche.

Lo studio si basa su dei semplici processi economici che si instaurerebbero se fossero adottate le misure giuste per tutelare l’ambiente, ridurre l’inquinamento atmosferico, e contemporaneamente far risparmiare centinaia di migliaia di aziende in tutto il mondo. Si tratta di processi molto elementari, alcuni già noti da decine di anni, ma che stranamente nessuno ha ancor preso in considerazione. Il primo di essi è la cosiddetta “Tax-credits“.

Questa procedura prevede che se un’azienda riesce a diminuire la sua percentuale di emissioni nel giro di un anno, questa potrà ottenere uno sconto sulle tasse da pagare in proporzione alla riduzione ottenuta. Questo significherebbe dare aiuti alle imprese in maniera lecita, senza che lo Stato esca un soldo, e soprattutto premiare le aziende effettivamente meritevoli. In questo modo si innescherebbe un meccanismo virtuoso in cui le attività umane, per rendersi il più ecologiche possibile, si dovranno prodigare per utilizzare i mezzi meno inquinanti, e così si favorirebbero prima di tutto le energie rinnovabili. Utilizzare nel processo di lavorazione l’energia rinnovabile al posto del combustibile fossile comporterebbe una diminuzione della Co2 emessa, con risparmio in termini di tasse, di energia (perchè il sole e le altre fonti non si pagano), e soprattutto ridurrebbe drasticamente le importazioni di petrolio. Insomma, da qualsiasi lato la si veda, questa situazione converrebbe a tutti.

Altro punto a favore della rivoluzione ecologica è che in questo modo ne guadagnerebbero anche tutti i futuri impiegati nel settore energetico, il che significherebbe un incremento improvviso dei posti di lavoro (e questo in un Paese come l’Italia sarebbe il primo beneficio da tenere in considerazione), ed in questo modo anche le banche ne trarrebbero profitti, perchè i loro investimenti sui mutui non avrebbero più un alto tasso di rischio perchè le fonti rinnovabili sono sempre disponibili e non costose, e quindi chiunque sarebbe in grado di finire di pagare un mutuo. Da considerare anche che più occupazione significa un’economia che riprende a galoppare, nuovi investimenti, aumento del potere d’acquisto e benessere più diffuso. Insomma, una serie di soluzioni che porterebbero effetti positivi a tutti: al pianeta, agli Stati che l’adotteranno, ai cittadini, alle imprese e alle banche. Basta volerlo.

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