Fonti rinnovabili 2011-2012: la produzione batte i consumi

di Redazione Commenta

Nel biennio 2011-2012 nel mondo la produzione ed il consumo di energia prodotta con le fonti rinnovabili continuerà ad aumentare, ma la produzione, nello stesso tempo, batterà in termini di incremento quello registrato dai consumi e da tutto il settore delle energie nel suo complesso. Sono queste alcune interessanti stime pubblicate negli Stati Uniti, che dovrebbero far riflettere nel nostro Paese le istituzioni in merito a come le economie più industrializzate stiano investendo per garantirsi un futuro sempre più verde.

Nel dettaglio, in accordo con quanto riportato in una nota dallo Studio Bernoni, i consumi di energia da fonti rinnovabili sono attesi quest’anno in crescita del 6,7% per poi aumentare di un più contenuto 2,8% nel 2012; trattasi di incrementi superiori alla media dei consumi energetici totali, attesi in ascesa di uno 0,9% per quest’anno, e dell’1,7% nel 2012 anche a seguito delle attese di un rafforzamento della crescita economica su scala globale.

Intanto, proprio sulle energie rinnovabili sono ancora aperte le candidature al “Good Energy Award 2011“, un premio che lo Studio Bernoni (Gtbernoni.it) ha ideato avvalendosi sia del sostegno di Hera e dell’IMQ, sia del patrocinio scientifico del GSE. Con il “Good Energy Award 2011” si punta a premiare quelle imprese che puntano sul business delle rinnovabili anche come alternativa all’aumento del costo del petrolio.

Puntare sull’energia verde, non lo si scopre di certo oggi, significa investire con lungimiranza per 20 anni in impianti, come ad esempio quelli fotovoltaici, in grado di tagliare la CO2, consumare l’energia elettrica pulita prodotta, ed immettere nella rete quella in eccesso guadagnando soldi grazie agli incentivi in Conto Energia.

Riguardo alla partecipazione al “Good Energy Award 2011“, lo Studio Bernoni sottolinea come i candidati, nel 60% dei casi, siano imprese del solare, mentre il restante 40% si occupa del business dell’eolico e delle biomasse. Il tutto a fronte della presenza di imprenditori con un’età media inferiore alla media generale, e quasi mai sopra i 50 anni di età.

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