Fotovoltaico Piemonte e Valle d’Aosta: WWF per tutela campi coltivati

di Redazione 1

fotovoltaico-campi-coltivatiGrazie agli impianti fotovoltaici a terra, che di norma hanno grandi dimensioni, l’Italia può riuscire a conseguire gli obiettivi di abbattimento delle emissioni entro l’anno 2020, ma nello stesso tempo, oltre al rispetto di vincoli precisi, occorre anche evitare di occupare suolo nel quale possono essere portate avanti le attività agricole, e prediligere chiaramente quelle aree con ottima esposizione ma anche marginali per lo sviluppo dell’attività agricola e delle coltivazioni. In tal senso il WWF Piemonte e Valle d’Aosta, associandosi alla posizione delle associazioni professionali agricole, ha apertamente chiesto nei giorni scorsi maggiore tutela, in materia di sviluppo del fotovoltaico con impianti a terra, al fine di evitare che si proceda con l’occupazione di suolo agricolo. Questo perché, tra l’altro, esistono al posto del suolo agricolo altre aree utili e buone per l’espansione del fotovoltaico come i capannoni industriali, gli edifici di edilizia civile, gli esercizi commerciali ma anche ampie aree cementificate o asfaltate senza la necessità di andare a consumare suolo naturale.

Secondo il WWF Piemonte e Valle d’Aosta, così come prevede la Legge, ci sarebbe bisogno di linee guida nazionali che siano adeguate ma anche tali che per la concessione delle autorizzazioni, al fine di realizzare impianti di produzione di energia fotovoltaici, facciano chiarezza. Invece secondo l’Associazione al riguardo per il momento tutto tace sia da parte del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, sia da parte del Ministero delle attività produttive e del Ministero per i beni e le attività culturali.

Il WWF Piemonte e Valle d’Aosta, inoltre, oltre alle aree sopra citate “buone” per il fotovoltaico vede come possibili siti di installazione, senza occupazione di suolo naturale, anche le massicciate ferroviarie ed i percorsi lungo le autostrade, ovverosia centinaia di chilometri con percorso lineare, che potrebbero essere sfruttati senza la necessità di dover andare non solo a compromettere il territorio circostante, ma anche per non andare a penalizzare l’attività ed i progetti di sviluppo dell’agricoltura.

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